Finzione e realtà


Ho visto recentemente, sulla piattaforma Prime video, un film che ha risvegliato in me considerazioni e riflessioni su cui molto spesso mi soffermavo in passato, stimolata dalla vita che allora conducevo. 


Il film, del regista francese Marc Fitoussi, ha per titolo “Le apparenze” e racconta una vicenda intrigante che ruota attorno alla vita di una coppia che si è trasferita da Parigi a Vienna per lavoro.

Il regista Marc Fitoussi

Lui, brillante e famoso direttore d’orchestra, lei direttrice della biblioteca francese della città, sembrano condurre in piena armonia il loro ménage familiare, reso ancora più perfetto dalla presenza di un bimbo adottato a cui si dedicano alternativamente.

In realtà la loro vita è tutta un’apparenza: i due devono mostrare agli altri che tutto è impeccabile, quando in realtà sono solo le convenienze sociali e le formalità borghesi a tenere insieme la coppia.

L’amore tra i due sembra non esistere. 

Lui, dall’atteggiamento spesso inespressivo, impassibile e distante, è preso dal suo lavoro e dalla sua carriera e in più ha una relazione con la giovane maestra del figlio, che nasconde anch’essa un passato torbido con i suoi scheletri nell’armadio.


Lei scopre le magagne del marito ma fa di tutto, nonostante sia ben conscia del tradimento, per riaverlo con sé, sicuramente per non perdere il benessere economico di cui gode grazie alla sua invidiabile posizione sociale, ma anche solo per proseguire e ostentare nella sua cerchia di amicizie una convivenza felice di facciata. E, anche quando le crollerà tutto attorno, lei paradossalmente continuerà ancora a fingere e a mostrarsi ipocritamente sorridente e vincente. Una vera impeccabile attrice, la protagonista di questo film!

Attorno all’intreccio delle loro ambigue relazioni, ruotano personaggi altrettanto finti, curiosi dei fatti altrui, pettegoli, alla ricerca di soddisfazioni frivole e inconsistenti.


Una vita, in conclusione, priva di valori morali, banale e vuota nonostante i ruoli e le posizioni sociali dei protagonisti elevate culturalmente e di prestigio, finta e formale in tutto, per apparire agli altri diversa da quella che è.

La problematica affrontata in questo film è più attuale e più diffusa di quanto si possa pensare.

Spesso infatti quello che appare non corrisponde a quello che è, e il più delle volte è proprio l’apparenza che si predilige rispetto alla realtà.

Quante situazioni “finte” si susseguono e convivono sul palcoscenico della quotidianità, in ogni ambiente e condizione di vita.

Coppie “separate in casa” che per decenni o per una vita intera fingono e recitano una parte che non sentono propria e che appare all’esterno quello che non è nella realtà. 


Amicizie apparenti che si coltivano per propria comodità e che vengono mantenute in piedi solo per un proprio interesse e tornaconto. 

Ambiti di vita sociale e comunitaria, anche cristiani o addirittura religiosi, dove si finge di andare d’accordo, di vivere all’unisono, di condividere sentimenti valori e progetti, ma dove in realtà si vive mille miglia lontani gli uni dagli altri, dove ci si tratta come estranei, dove alberga stabilmente la critica, l’accusa, la gelosia, la rivalità, l’invidia, la falsità, l’ipocrisia.

Personalità ambigue, scostanti, narcisiste che passano la vita ad adulare e sedurre ogni individuo che si presenta nell’arco del proprio raggio di azione e dal quale poter ricavare un vantaggio o anche semplicemente compiacenza e ammirazione.

Quello che conta in ogni caso non è la propria identità, la verità delle proprie intenzioni e dei propri sentimenti, che si cerca in tutti i modi di nascondere agli altri, ma l’immagine di sé che si vuole propinare come autentica quando invece è solo costruita sulla menzogna e nella propria immaginazione e che, se dovesse per qualunque casuale motivo essere svelata, susciterebbe in chi l’ha spudoratamente ostentata disperazione e rabbia incontenibile.


Il coraggio di essere se stessi, di cercare la verità della propria condizione di vita, di accettare pregi e difetti che appartengono inevitabilmente a ogni essere umano, rende la persona libera da sotterfugi, da finzioni, da ipocrisie, da giochi ambigui ed equivoci che a lungo andare distruggono le relazioni, le complicano, le inquinano, le avvelenano.

Purtroppo abbiamo paura della verità e preferiamo nasconderla perfino a noi stessi credendoci migliori di quello che siamo, se non addirittura perfetti, scaricando sempre sugli altri ogni colpa e ogni responsabilità.

La nostra è la società dell’apparenza, costruita volutamente sulla finzione, architettata in modo tale da nascondere la verità camuffandola e deformandola in mille modi.

La cultura e i linguaggi dei mass media sono fondati esplicitamente su questi presupposti e le vecchie e le giovani generazioni ne sono vittime consapevoli e inguaribili.


Tutta la nostra vita rischia così di essere una finzione. Ma l’apparenza, lo sappiamo, inganna sempre, noi e gli altri. Tante storie tristi si consumano tra le mura di casa, nei posti di lavoro, nel vicinato, ma quando la verità viene a galla bisogna avere la forza di riconoscerla e di guardarla negli occhi. Sarebbe inutile e dannoso ignorarla o peggio negarla.

Solo la verità infatti rende liberi e autentici. Solo nella verità possiamo trovare il coraggio di prendere le distanze da ogni ambiguità, accettando di non piegarci ai compromessi, anche a costo di perdere tutto, per costruire relazioni trasparenti, solide e durature, e poterci guardare allo specchio senza vergognarci di quello che siamo.



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Commenti

  1. conoscersi,avere la consapevolezza di come funzioniamo,accettarsi accogliendo anche le proprie fragilità, ciò permette di vivere senza maschere,in maniera autentica accogliendo ciò che la vita ci offre,senza giudicare se è bene o male,ma vivendo in pienezza ogni attimo,usando il metro della misericordia e non del giudizio, prima verso di noi,poi verso gli altri.Ci sto provando da un po,mi piace molto e vivo con molta più serenità e gratitudine un abbraccio mirio

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  2. Indossiamo così tante maschere durante il giorno da non sapere neppure noi chi siamo veramente. Tutto questo teatro mascherato e' funzionale alla riuscita del modello societario consumistico. Anche le relazioni sono usa e getta



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  3. Da Salvo Patane '
    Vivere una vita con tutti i suoi limiti e i suoi difetti o recitare una vita immaginaria , piena di lustrini e di specchietti per le allodole ?
    Io ho sprecato qualche anno della mia vita dividendomi tra casa , famiglia ed evasione.
    Sono arrivato in fondo all'abisso e lì ho trovato la mano della mia sposa che cercava di tirarmi e alla quale per mia fortuna mi sono aggrappato.
    Ed ho ricominciato a vivere. Anzi abbiamo ricominciato a vivere !
    Ho buttato all'aria la doppiezza, l'ipocrisia, le menzogne, una vita impossibile e non più sostenibile.
    È stato difficile uscirne fuori. È peggio della dipendenza da droghe, tabacco, alcool e videogiochi.
    Si entra in una spirale perversa che spesso ti blocca la ragione, il buon senso. Non ti fa vedere il male o te lo sminuisce.
    Sembra di non potere più fare a meno di avere una vita falsa sovrapposta a quella vera, ufficiale.
    Mai avrei pensato di cadere in questo vortice di tentazioni ed ho rischiato seriamente di perdere definitivamente la stima e la fiducia dei miei cari.
    Che ogni giorno, con fatica, mattone su mattone , sto ricostruendo , grazie soprattutto al loro affetto e alla misericordia divina.
    Le apparenze, l'ipocrisia, la doppiezza non appagano ( danno solo l'illusione) ed incrinano i rapporti.
    Meglio non iniziare su questa strada perché, mai come in questo caso, non è assolutamente vero che " smetto quando voglio " !!!
    Salvo Patane '

    Salvo Patane'

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  4. Per essere sempre " veri" bisogna essere educati ad essere " veri" . Al bambino che torna da scuola di solito chiediamo " cosa hai fatto "e non "con chi ti sei incontrato e cosa vi siete detti " .Stimolare alle relazioni è, a mio avviso, fondamentale per riuscire a comprendere l'altro ma anche a comprendere se stessi. Educare alla diversità come occasione di ricchezza é fondamentale per riconoscere che ognuno di noi è " diverso " perché unico e irripetibile. Questo significherebbe vivere nella verità. (le regole fanno parte della verità) La menzogna scaturisce dalla consapevolezza che fuori di noi c'è costruito un castello di stereotipi che ci vuole fagocitare. (È molto più semplice gestire omologhi), Ma noi siamo più furbi e intelligenti e li " taniamo"! Letizia

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  5. Nei " Detti dei Padri del deserto " si legge che i monaci erano soliti pregare ripetendo delle brevi invocazioni, una recita : " Signore fai in me la verità ". Essere autentici, vivere secondo la verità del proprio essere , rifiutando la tentazione dell'apparire, non è solo il frutto di un coraggioso e faticoso cammino interiore ma anche una grazia, un dono dello "Spirito di verità " da implorare nella preghiera. Grazie infinite Aurora per i tuoi post. Un abbraccio. Maria Cristina Scorrano

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  6. Cara Aurora, ho letto con molto interesse il tuo post.Tutto vero quello che scrivi,ma essere se stessi è faticoso e spesso implica solitudine.Non è facile parlare di colpe,errori,difficoltà,io lo faccio da sempre,ed il risultato è la solitudine.Le persone preferiscono vederti sempre allegra,sorridente,appunto vincente.Ma tutto questo non è reale,perché ogni giorno ci sono problemi da affrontare e risolvere,e spesso anche dolori così forti da scuoterti profondamente. Francesca Morgia

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