Tempesta improvvisa

 


Tra le pagine del Vangelo che ricalcano i momenti più difficili della nostra vita ce n'è una in cui tutti ci riconosciamo: la tempesta sedata. Gli evangelisti, raccontando questo episodio che è rimasto scolpito nella loro mente, scrivono: “Ci fu una grande tempesta di vento” (Mt 8,23-27; Mc 4,35-41; Lc 8,22-25) e sottolineano l’enorme paura che assale i discepoli di Gesù, che vedono il loro Maestro addormentato e credono di essere stati da lui abbandonati.

Anche noi abbiamo vissuto sicuramente momenti simili, istanti in cui un evento improvviso e impensabile ci è piombato addosso, fermando il tempo, e inchiodandoci in situazioni che mai avremmo pensato di vivere. 

A volte sono casi irreversibili, senza soluzione, senza ritorno, che lasciano un vuoto incolmabile e tanto amaro in bocca.

Altre volte, solo per un "miracolo", può trattarsi di eventi che lasciano ancora tempo e speranza per un cammino, per un recupero, ma che portano comunque con sé tanto dolore, tanta sofferenza, tanta fatica, e richiedono pazienza, forza e una lotta strenua e coraggiosa, per non soccombere al male e poter ricominciare a risalire dall'abisso.


Sono questi i momenti più bui della nostra vita, che possono coinvolgerci a livello personale, familiare, sociale, e che possono interessare la dimensione affettiva, relazionale, economica della nostra esistenza, oppure la nostra stessa salute. 

Ed è proprio in questi momenti che ci sentiamo terribilmente soli e come i discepoli abbiamo paura di affondare e ci sentiamo abbandonati, dimenticati, traditi

A volte la tempesta può scatenarsi nel nostro cuore e non sappiamo più di chi fidarci, a chi credere, con chi confidarci. 

Altre volte è in tempesta la nostra mente e non riusciamo a venire a capo dei nostri ragionamenti, a seguire il bandolo della matassa aggrovigliata per scioglierne i nodi. 

Ma può anche accadere di trovarci improvvisamente a combattere, impotenti, contro un mostro invisibile e silenzioso che devasta il nostro corpo e stravolge la nostra esistenza. 

Oppure la vita può scaraventarci al centro di un evento traumatico che ci inchioda per settimane, mesi, anni, in un letto e ogni finestra aperta sul mondo sembra chiudersi inesorabilmente davanti ai nostri occhi.


Vorremmo poter tornare indietro anche solo di un attimo per poter invertire il corso degli eventi che ci hanno travolti e dare una nuova direzione alla nostra storia.

Non sempre siamo capaci di perdonarci, se sono stati i nostri errori a tradirci. E ci portiamo dentro il cuore, anche per lunghi periodi, un peso enorme e delle ferite profonde che non ci permettono di ricominciare.  


In queste e in tante altre simili circostanze può capitarci di prendercela con Dio, come fanno i discepoli del vangelo, che apostrofano Gesù e lo svegliano dalla sua "distrazione". Anche noi giustamente pretendiamo il suo ascolto, il suo intervento, la sua vigilanza, il suo soccorso

Spesso ci sembra che il nostro grido di  dolore e la nostra richiesta di aiuto cadano nel vuoto e come i discepoli di Gesù diciamo: “Non t’importa che siamo perduti?”. 

Oppure ci sentiamo sconfitti in partenza e ci chiediamo perché Dio dovrebbe ascoltare e soccorrere proprio noi, quando tanti altri, in ogni angolo della terra, sono più sofferenti e più disperati di noi.  E sprofondiamo in una solitudine ancora più tetra.

Gesù, che stava a poppa sul cuscino e dormiva, al grido degli apostoli si sveglia. Non è vero dunque che Dio è sordo al nostro dolore e alle nostre grida. Possiamo gridargli tutte le nostre angosce, le nostre paure, le nostre richieste di aiuto e di salvezza.


Possiamo sempre farci sentire, interrogarlo, chiamarlo in causa, anche “rimproverarlo” per la sua assenza, per la sua distrazione. 

Ma poi dobbiamo anche essere capaci di recepire la sua risposta.

È vero che qui egli calma il vento e il mare e ritorna la quiete sulla barca. Ma poi si spinge oltre, tracciando un programma di vita per coloro che vorranno seguirlo fino in fondo: superare la paura, crescere nella fede.

“Non avete ancora fede” dice Gesù ai suoi discepoli e a ciascuno di noi.
Per questo la tempesta che ci piomba addosso ci imprigiona nell’angoscia e ci pietrifica nella paura.

La fede, è vero, non elimina il dolore, la prova, la costernazione, ma può aiutarci a capire che, qualunque cosa accada, Dio comunque è con noi, non siamo soli, egli non ci abbandona mai

La sua compagnia non è una parola retorica, vaga, aleatoria, magica, ma può confortarci, consolarci, avvolgerci come un balsamo sulle nostre ferite, facendo crescere in noi la speranza e la resistenza al dolore, e può sostenerci ogni giorno, aiutandoci a compiere quel piccolo passo in avanti che poco per volta ci rimetterà in piedi e in cammino.

Commenti

  1. «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Signore, la tua Parola stasera ci colpisce e ci riguarda, tutti. In questo nostro mondo, che Tu ami più di noi, siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci in tutto. Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. 
    Consegniamogli le nostre paure, perché Lui le vinca. Come i discepoli sperimenteremo che, con Lui a bordo, non si fa naufragio. Perché questa è la forza di Dio: volgere al bene tutto quello che ci capita, anche le cose brutte. Egli porta il sereno nelle nostre tempeste, perché con Dio la vita non muore mai (papa Francesco)

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  2. mi piace pensare ad un Dio impotente,non a un Dio tappabuchi che mi deve ascoltare ed esaudire ogni mia richiesta.Il Dio impotente si fa compagno di viaggio, cammina insieme a noi e ci da la forza di accogliere il dolore,attraversalo senza opporsi,senza cercare di capire.Con questo abbandono,con questo atteggiamento di resa,si può sperimentare la forza della vita che anche attraverso il dolore ci fa capire chi siamo veramente, che la luce divina che ci abita ci permette di attraversare le prove senza farsi schiacciare . Mirio

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  3. Signore tu sai quello che serve alla mia vita e quello che mi allontana da te.
    Fammi vivere nel tuo amore.
    Non ti chiedo nulla di personale: non ti chiedo la guarigione della mia malattia, né ricchezze familiari, né una vita scevra da ostacoli e miserie.
    Non so nemmeno per cosa mi conviene pregare.
    Mi fido di te. So che vedi più lontano di me e vuoi il bene e la salvezza di tutti.
    Prego infatti per la pace universale, perché ognuno abbia il necessario per vivere e perché io faccia il massimo per alleviare le sofferenze del nostro mondo.
    Anche io parecchie volte ho gridato: " Dio dove sei ? " oppure: " Dio dov' eri ? " quando avveniva un determinato fatto di cui non capivo il senso.
    Altre volte mi sono arrovellato il cervello per comprendere le tempeste in cui sono stato coinvolto.
    Quando ho pensato che mi avessi abbandonato per i miei tradimenti e le mie incoerenze , Tu mi hai preso sulle tue spalle e mi hai traghettato fuori dai gorghi che mi stavano facendo affondare.
    Con le forze residue che mi sono rimaste sono qui a lavorare nella tua vigna , per i giorni che vorrai e per quello che riterrai più opportuno .
    Salvo Patane '

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  4. È una riflessione molto lunga ma esaustiva e chiara. Grazie e santa notte cara Aurora💙💚🔥😀💖💖🙋‍♀️😴😴😴

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