Homo homini lupus


“Homo homini lupus” dicevano gli antichi, e tristemente ancora oggi continuiamo a ripeterlo spesso, delusi e sgomenti di fronte a una realtà sempre più insensibile e aggressiva. Sì, perché da allora sembra che non sia cambiato proprio nulla in meglio, anzi è come se l’essere umano si sia imbarbarito ancora di più contro il proprio simile. Ogni giorno, infatti,  constatiamo con sorpresa che basta un nonnulla per farlo inalberare e fargli perdere ogni capacità di ragionevolezza e di autocontrollo.

Se qualcosa è cambiato, invece, è la sensibilità e il rispetto per gli animali che oggi sono diventati oggetto di cura e di considerazione più degli esseri umani. 

Mentre infatti si acuisce l’insensibilità, la diffidenza e l’aggressività nei confronti dell'uomo, contemporaneamente cresce inesorabile e inarrestabile un assoluto senso di protezione per gli animali, che detengono il primo posto in classifica a tal punto che è diventato un reato abbattere un orso che divora un turista o un cinghiale che aggredisce un pedone o un pitbull che sbrana un bambino


Puntuale e imperterrito, infatti, si leva a ogni occasione un coro di proteste e una valanga di manifestazioni in difesa degli animali, mentre l’aggressione, il disprezzo o l’emarginazione dell’essere umano si consuma nella più assoluta indifferenza e non suscita alcuna reazione di protesta a tutela della sua incolumità, anzi spesso si è pronti a coalizzarsi contro di lui per isolarlo e annientarlo.

Abbiamo creato una società che fa paura, dove chi ci sta accanto è guardato con sospetto ed è considerato un nemico da abbattere, un usurpatore contro cui inveire. 

Senza un motivo serio ci si infuria e si aggredisce l’altro e si è pronti perfino a eliminarlo. Per un parcheggio, per un rumore fastidioso, per una fila, si accendono guerre che possono sfociare anche in delitti. La cronaca quotidiana ci riferisce spesso episodi del genere, estremamente inquietanti per il loro eccesso di violenza, sproporzionato rispetto all’entità del problema.


Facevo queste considerazioni tra me e me nei giorni scorsi in occasione di una banale ma penosa circostanza, nella quale mio malgrado mi sono ritrovata imbrigliata. La racconto solo per disintossicare la mia mente da questo ricordo e per alleggerirmi il cuore.

Arrivo di prima mattina all’Ufficio Anagrafe del mio Municipio di residenza, mezz’ora prima dell’apertura, per garantirmi un’attesa meno lunga possibile. Mi hanno già preceduto una dozzina di persone e mi metto in coda dietro una signora con un abito a righe bianche e blu che mi conferma di essere l'ultima arrivata. 

Nel corso dell’attesa la fila cresce e, tra gli altri, arriva un fumatore che non si pone minimamente il problema di continuare o meno a fumare accanto agli altri. Disturbata da questo comportamento poco civile, in uno spazio seppure esterno molto limitato, dico a voce alta, rivolgendomi a tutti, che mi sposto in avanti per proteggermi dal fumo ma che il mio posto è dietro la signora con l’abito a righe bianche e blu.


Quando finalmente si aprono le porte dell’ufficio, faccio con naturalezza un passo verso l’ingresso con l’intento di posizionarmi, una volta dentro, al mio posto lungo la fila che si sarebbe ricostruita all’interno. Ma è bastato quel solo mio unico passo per sentirmi piombare addosso una valanga di voci e di improperi da parte di un signore che nella fila era posizionato a 50 cm davanti a me. 

Non è servito a nulla ribadire quello che avevo già dichiarato prima a voce alta davanti a tutti gli astanti. Tutti hanno cominciato a guardarmi con occhi torvi, compresa la signora con l’abito a righe bianche e blu, come se fossi stata una ladra sfacciata e prepotente. 

La polemica e le minacce, espresse da molti fin troppo chiaramente anche con i soli sguardi, non sono terminate neppure quando la fila si è ricomposta.

In queste circostanze credo che, in preda all’incredulità per la spropositata e assolutamente gratuita reazione, in tutti nasca il desiderio di leggere nel volto di almeno qualcuno una minima espressione di solidarietà e di comprensione. Ma pur cercandolo ripetutamente, nessun segno di distensione sono riuscita a scorgere in quei volti, tutti arcigni e accusatori. 


Il caso ha voluto però che l’operazione per la quale mi sono recata all’Anagrafe fosse la stessa di quel signore e che il mio posto in quella nuova fila fosse proprio dietro di lui.

E qui un felice colpo di scena, inaspettato e per questo ancora più sorprendente, che ho percepito immediatamente come una sorta di atto di giustizia. Gli manca un documento e non può procedere con la sua richiesta. Quindi è pregato di lasciare l’Ufficio e di ritornare con la documentazione necessaria. Intanto io procedo con la mia pratica e concludo l’operazione in pochi minuti per poi andare via.

Lo incrocio mentre rientra nell’Ufficio. Non posso raccontarvi l’espressione stampata sul suo volto che è costretto a passare al vaglio del mio sguardo, ma la potete immaginare.

Queste le parole che mi sono balenate all’istante nella mente: “gli ultimi saranno i primi e i primi saranno gli ultimi”. 


Non avevo mai sperimentato così concretamente la verità di queste parole e il riscatto che esse mi hanno regalato, anche se nessuno potrà mai cancellare l’amarezza che questo episodio, sebbene di squallida ordinarietà, ha comunque lasciato nel mio intimo.

Troppe storie di sopraffazione si consumano ogni giorno in ogni angolo delle nostre città e spesso non sono affatto banalità e non si concludono a lieto fine come è accaduto nella storia che ho appena raccontato. E questo mi turba profondamente e mi fa molto pensare.

E mi chiedo senza trovare una risposta: ci sarà un limite all'abbrutimento di questa nostra povera e insensata società? 




Commenti

  1. Penso che andremo sempre peggio, siamo troppi e troppa burocrazia, troppe difficoltà quotidiane! Gli animali e parlo del mio cane ti fanno affetto enorme, capiscono quando stai male e ti stanno vicino, spesso sono meglio degli umani, forse è per questo che ci affeziona iamo a loro. Nel caso degli orso o dei lupi o degli altri animali fanno quello che prevede la natura, siamo noi che abbiamo invaso tutti gli ambienti e il loro territorio e alterato gli equilibri... Siamo una specie invasiva, luana

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  2. cara Aurora mi meraviglio che ti meravigli.Questa è un'umanita ferita e arrabbiata e se non riusciamo a fare un percorso dentro di noi ,non capiamo come funzioniamo occorre diventare consapevoli che ciò che mi da noia nell'altro è qualcosa che ho dentro e proietto nell'altro. Solo se capisco che la voce più forte in me è l'io egoico-bellico..Essere consapevoli di questo ci fa capire che anche gli altri funzionano così, e invece della rabbia emerge la compassione, la misericordia. Questo per me è stato un passaggio fondamentale che mi aiuta ad accogliere le mie e le altrui fragilità. E un cammino difficile, ma liberate.mirio

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  3. Ho letto attentamente tutto l'articolo purtroppo mi rendo conto di una involuzione dell'uomo in campo campocomportamentale

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  4. Da Salvo Patane '
    Nonostante, a parole, diciamo di essere tutti fratelli e sorelle, nei fatti basta poco per dimenticarlo e allora riappare l'uomo della clava, il Caino della situazione.
    Ci si scontra spesso per futili motivi, si passa presto dalle parole ai fatti, diamo un cattivo esempio ai bimbi che crescono, che vedono in noi dei modelli da imitare.
    Comprensione, spirito di sopportazione, magnanimità sono poco conosciuti e condivisi.
    Occorre un educazione, un allenamento continuo per dare una buona testimonianza del nostro essere cristiani.
    Salvo Patane '

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  5. Grazie Aurora! In ciò che scrivi rinvengo molti spunti di riflessione. In primo luogo ritengo che nella contemporaneità sia mutato profondamente il nostro rapporto con gli animali, in particolare con quelli domestici: anche io, come Luana, ho un cane ed esattamente come lei vivo ogni giorno la bellezza di questo rapporto fatto di tantissimo amore. Mi rendo conto, però, del fatto che solamente chi sperimenta la propria vita insieme ad un cane possa veramente comprendere di cosa si stia parlando. Detto ciò, non ritengo sia opportuno paragonare il rapporto fra esseri umani con quello fra essere umani e animali, perché si tratta di due dimensioni molto diverse. Per questo motivo non concepisco chi provi a metterli in ordine gerarchico, né in un senso né in un altro: secondo me non è vero né che gli animali sono migliori degli uomini e né che chi ama gli animali non si dedichi a sufficienza alla cura degli uomini. Sono due assunti indimostrati e la casistica è sicuramente soggettiva.Come sempre la verità è nel mezzo e, quindi, nel buon senso e nella misura. In particolare, per quanto riguarda i rapporti fra esseri umani, il fatto che noi siamo "Homo homini lupus" è un assunto filosofico di origine antica, ma che si trova a fondamento della concezione moderna dello Stato e lo Stato moderno nasce proprio come soggetto giuridico che con le leggi regola la vita del "branco"; per questo non mi meraviglia quanto ti è capitato davanti all'ufficio; me ne dispiaccio, conosco la sgradevole sensazione che hai provato, perché è capitato qualcosa di simile anche a me. Infine, per quanto attiene alla questione dell'orso, trovo la situazione molto ingarbugliata e credo frutto di una non accurata gestione del parco da parte dei responsabili. L'uccisione o meno dell'orsa, comunque, è un vero e proprio dilemma etico di difficile soluzione e lascerei la parola agli esperti. In ultimo: è un fatto inequivocabile che la specie umana si sia dimostrata disastrosamente invasiva del nostro pianeta e siamo arrivati ad un punto in cui la situazione è insostenibile. Purtroppo. Un abbraccio! Daniela Latini

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  6. Ciao Aurora! Grazie per le tue riflessioni! Purtroppo ognuno di noi, quotidianamente, constata l'aumento dell'aggressivita' nei rapporti, l'incapacità a gestire piccole frustrazioni, la scarsa propensione alla comprensione. Pure non dobbiamo arrenderci. Siamo educatori ed insegnanti dobbiamo, come diceva M.Buber, avere "fiducia, fiducia nell'essere umano"...un abbraccio. Maria Cristina Scorrano

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  7. Purtroppo vediamo un abbrutimento sociale anche perché superare le prove dell’amministrazione ha reso tutti più insofferenti e frustrati. Non è uno Stato amico ma spesso pieno di tranelli per i sudditi purtroppo non considerati cittadini. Gente stressata, violentata psicologicamente da controlli e verifiche comunali o statali ha esaurito la pazienza e fa uguale con chi è più debole, pensando di poterselo permettere. Imbarbarimento con neonati nei cassonetti, omicidi di donne, genitori o vicini ecc.. legge della giungla e poca sicurezza dello Stato. Animali che non contestano permettono di non sentirsi soli, di sentirsi potenti, di sentire di aver ragione e di essere amati incondizionatamente, in una visione antropomorfica in cui l’animale capisce, parla, risponde ... Anna

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