Cosa rimane

 

Poche cose hanno davvero valore e importanza nella vita, e sono le cose che rimangono salde e durature, quando tutto ti viene a mancare, o quando guardandoti attorno il mondo ti sembra stravolto, estraneo e rischi di non riconoscerlo più.

L’amicizia è senza dubbio una di queste. 

Tuttavia, siamo soliti dedicare la maggior parte del nostro tempo, a volte anche in modo quasi esclusivo, a tante altre incombenze che non lo meriterebbero, sacrificando così proprio ciò che di più bello e di più prezioso esiste, e che spesso abbiamo sotto gli occhi senza che neppure ce ne accorgiamo.

Sono in molti, infatti, coloro che non riescono a coltivare relazioni autentiche e non superficiali con le persone, anche quelle che si incontrano quotidianamente, nel vicinato o nel luogo di lavoro.


L’estraneità, l’indifferenza, la distrazione, l’individualismo, prevalgono spesso sull’attenzione all’altro e sulla ricerca di occasioni di incontro.
Il lavoro è a volte assolutizzato dalle ambizioni che si nutrono oppure è talmente impegnativo da assorbire tutte le proprie energie, senza lasciare spazio a nessun altro tipo di interesse.

In molti casi si può passare anche una vita intera dedicandosi esclusivamente al lavoro e ritrovarsi soli quando si conclude questa fase impegnativa della propria esistenza, giusto nel momento in cui sarebbe indispensabile poter contare su buone amicizie e relazioni interpersonali autentiche.

Paradossalmente, anche la scuola, che rappresenta il luogo ideale in cui valorizzare la persona e tessere buone relazioni umane, può diventare una “superstrada” dove si corre in fretta, e dove non si fa in tempo a guardare in faccia nessuno, oberati come si è da mille pensieri e da troppi pesi, che diventano con gli anni sempre più insopportabili.


Forse, per chi è più sensibile ed empatico, la scuola è il luogo in cui è ancora possibile vivere relazioni di dialogo e di vicinanza con i tanti ragazzi con cui si passano molte ore della propria giornata, e che spesso vanno alla ricerca di modelli e di risposte ai loro numerosi e complessi interrogativi. 

Ma tra colleghi le occasioni di incontro non sono scontate e, il più delle volte, sono formali, frettolose e saltuarie, e si rimandano a tempi migliori che non sappiamo assolutamente se avremo la fortuna di poter vivere.

Spesso vanno appositamente cercate e costruite, anche a costo di rinunciare ad altro, per poter salvaguardare la dimensione più umana della nostra stessa esistenza.



Nella mia personale esperienza, data la particolare situazione in cui mi sono ritrovata a vivere per decenni, la possibilità di coltivare l’amicizia al di fuori di una certa ristretta cerchia di persone, peraltro arida e molto sterile dal punto di vista affettivo, è stata per me sempre inesistente.

Da quando però una nuova stagione è fiorita e ha sorriso alla mia vita, questo è diventato uno dei valori più preziosi a cui dedico, in presenza o a distanza, la maggior parte del mio tempo.

Le mie amicizie oggi sono numerose e bellissime, e sono tanti i doni che insieme ci scambiamo reciprocamente: dal tempo libero agli interessi culturali e ricreativi, dall’ascolto attento alla stima vicendevole, dalla condivisione di esperienze all’apprezzamento delle risorse che ognuno possiede e con le quali arricchisce anche l’altro.

È da questo vissuto di reciprocità che è nata nei giorni scorsi un’iniziativa semplice e familiare con i colleghi della mia ex scuola, che ha regalato a tutti una grandissima gioia. 

Liceo Scientifico Giovanni Keplero, Roma

È bastato semplicemente condividere un’idea espressa al volo da una cara collega, Luana, in una circostanza dolorosa, il funerale di un altro collega che ci ha improvvisamente e prematuramente lasciato. 

Perché non incontrarci in un luogo diverso, accogliente, a contatto con la natura, e pranzare insieme per assaporare la spensieratezza della convivialità e raccontarci quello che riempie la nostra vita e che ci sta più a cuore?

È stato facile e immediato dare concretezza alla proposta, e nel giorno e nell’ora stabiliti ci siamo ritrovati in uno di quei luoghi ameni e rilassanti di cui è piena la città di Roma, “a due passi” da casa.


Eravamo in 20, tutti colleghi pensionati o in servizio, insegnanti di ogni disciplina. Incredibile ma non ne mancava neppure una: italiano, latino, inglese, storia, filosofia, scienze, storia dell’arte, matematica, fisica, scienze motorie, religione.


Anche questo ampio pluralismo disciplinare, espressione di diversità di formazione e di vedute, è stato un bel segno di unità nella diversità, che rende ancora più vera e più solida l’amicizia.

Non si è amici, infatti, perché si è uguali o perché la si pensa sempre alla stessa maniera. Ma si è amici perché ci si rispetta reciprocamente nelle proprie specificità e peculiarità e perché ci si stima per quello che si è: persone dotate di dignità, di pensiero, di intelligenza, di libertà, di sentimenti, di umanità.

Ci siamo ritrovati così, pur nella diversità, uniti insieme dallo stesso bisogno e desiderio: quello di dedicare a noi stessi un tempo congruo per guardarci negli occhi, per ascoltarci, per parlare una volta tanto non più di scuola ma di tanti altri aspetti interessanti che riguardano la nostra vita. 


Nel gruppo anche un carissimo collega, che, pur essendosi trasferito da anni in un’altra scuola fuori Roma, non ha mai dimenticato i precedenti amici che è stato felice di riabbracciare con affetto. Ed è bello scoprire, attraverso il sorriso e l’accoglienza reciproca, che i legami veri e sinceri non si usurano nel tempo e rimangono intatti anche se passano gli anni e persistono le distanze geografiche.

Al gruppo si è unito anche il marito o la moglie di qualche collega con cui c’erano state altre piacevoli occasioni di incontro e il dialogo si è intrecciato tra tutti in modo spontaneo e gioviale. 

Altri colleghi che lo avrebbero desiderato non sono riusciti a partecipare all’iniziativa, ma abbiamo percepito nell’aria da parte di tutti, anche di chi non è potuto intervenire, l’intesa immediata attorno a questa idea, come se si fosse trattato di un pensiero comune, coltivato nell’intimo, inespresso e sopito nel cuore di ciascuno, ma che è bastato un solo cenno a risvegliarlo.

Agriturismo Casale Bicocca, Roma

L’agriturismo che ci ha accolto, aperto anche a visite guidate di scolaresche a contatto con la natura, ci ha consentito di consumare un pranzo gustoso preparato con cura dai gestori e di passare insieme delle ore piacevoli in cui ci siamo scambiate tante idee ed esperienze e ci siamo raccontati pezzi di vita vissuta, di gioia o di difficoltà, che hanno accresciuto la nostra amicizia.


Aprire il cuore ai tanti racconti, che riguardano la vita personale anche in profondità, e che con semplicità e fiducia ciascuno ha come consegnato nelle mani dell’altro è stato un fatto toccante e dal significato profondo, dal valore inestimabile, che ha consolidato ancora di più i nostri legami e accresciuto la gratitudine reciproca.


Certo, avremmo voluto fermare il tempo per continuare a parlare con tutti e a sorridere insieme di tante altre cose. Avremmo desiderato anche la compagnia del sole per passeggiare sotto gli alberi e guardare il verde, i fiori, gli animali, il cielo, l’orizzonte. 

Ma abbiamo saputo apprezzare la mancanza di pioggia, la bellezza del luogo che ci ha ospitato, la gentilezza del personale che ci ha servito, la bontà del cibo che abbiamo mangiato e le quattro ore di relax e di convivialità che siamo riusciti comunque a regalarci.


Il desiderio di tutti è poter ripetere l’esperienza periodicamente, a partire dalla convinzione che sono questi i momenti che fanno un gran bene sia alla nostra salute che alla nostra anima, e che ogni tanto è importante mettere in secondo piano tutto quello che assorbe quotidianamente le nostre energie, specie quando si è coinvolti da un consistente impegno lavorativo, per ricaricarci di spensieratezza, per coltivare i legami umani, per scambiarci affetto e considerazione reciproca, per ritrovare nuova vitalità e gioia.

Consiglierei a tutti di farlo. Ne vale davvero la pena!


Commenti

  1. Grazie Aurora per questi frammenti di vita che ci regali, è un dono che fa bene al cuore. Come ho detto altre volte, un testo va contestualizzato nel luogo e nel momento in cui si legge.
    Io leggo il tuo testo in un essenziale restò di Ouagadougou. A una temperatura di 40°, dopo aver fatto più di 4 ore di attesa al CAPAGO, il luogo dove si richiedono i VISA per uscire dal Burkina. Io l'ho chiesto per mia figlia. Una mole incredibile di documenti prodotti. Un'attesa estenuante vissuta in compagnia tua, cara Aurora. Ci siamo scambiati messaggi e ci siamo incoraggiate a vicenda. Che dono grande l'amicizia, soprattutto quella ritrovata dopo essere stata passata al crogiolo di esperienze che provavano oltre misura l'affetto reciproco.
    Grazia Le Mura

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    1. Non ho parole per ringraziarti! Nonostante il contesto che descrivi e in cui vivi, in una terra, l’Africa, dove tutto diventa una conquista eroica, anche i propri diritti, hai trovato anche il tempo per leggere il mio post e per commentarlo. E sei entrata subito in sintonia con la storia che racconto, perché tu conosci bene l’amicizia. Le tue parole confermano quello che sento e che sperimento ogni giorno, anche attraverso l’amicizia che ci lega e che abbiamo ritrovato, dopo anni, più matura e più solida di prima. Grazie ! Aurora

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  2. Carissima Aurora, è proprio vero ciò che scrivi. Il nostro pranzo insieme è stata una bellissima scoperta o riscoperta. Rivederci dopo tanto tempo in un contesto tanto ameno e soprattutto distante dalla macchina spesso infernale del quotidiano ci ha svelato tutto l’affetto che ci univa e di cui forse nemmeno eravamo consapevoli. Da ripetere! Grazie a te e a Luana! Un abbraccio. Daniela Latini

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  3. Cara Aurora,
    come non condividere le tue riflessioni?
    Le incombenze della quotidianità, i ritmi di un lavoro divenuto in fretta ciò che da tempo si temeva, la spersonalizzazione dei rapporti ci hanno portato a differire a domani le questioni più importanti e vitali, come coltivare la nostra serenità in compagnia degli affetti più cari.
    Invece, nella bella reunion keplerina abbiamo constatato che basta poco per recuperare la dimensione necessaria della relazione e della condivisione, e soprattutto che è possibile dedicare tempo, davvero l'unico bene in nostro possesso, a ciò che ci gratifica e ci rende migliori!
    Sono stata contenta di aver avuto l'occasione di conoscere di persona i colleghi del Keplero, che del resto già conoscevo dalle parole di affetto e di stima di Andrea, e di aver potuto rivedere alcuni di loro che avevo già avuto il privilegio di conoscere.
    Mi sono sempre sentita un po' "keplerina" anche io e per questo ringrazio te e Luana che avete organizzato questo bellissimo momento per farci ritrovare tutti!
    Con affetto,
    Lorena

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  4. Cara Lorena, ti ringrazio moltissimo! È stato un grande dono averti incontrato e aver potuto tessere anche con te un dialogo fraterno, aperto e gioioso. Siamo entrate subito in sintonia come se ci fossimo conosciute da sempre. D’altra parte, conoscendo Andrea, non poteva che essere così… Vi rassomigliate molto anche in questo! Ci rivedremo sicuramente presto per proseguire il nostro dialogo e coltivare la nostra amicizia. Ti abbraccio forte con affetto! Aurora

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  5. Da Salvo Patane '
    " Di tanto in tanto è bello guardare in viso i vecchi amici senza dover pensare: " Dio che cosa è successo di noi?
    Sentirsi sempre i ragazzi di un tempo lontano ma recente
    nel cuore eternamente giovane"
    Salvo Patane'

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  6. Grazie Aurora, per il post e per l’organizzazione del nostro incontro che è stato veramente un bel regalo penso per tutti noi.Grazie anche a Luana che ha saputo accendere il desiderio di un momento di serenità da un evento che ci ha rattristati e colpiti tutti. Come si dice non perdiamoci di vista, e io per fortuna ho con molti dei partecipanti una amicizia profonda e preziosa, e…rivediamoci presto.Sandra

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