La musica che fa vivere

 

“Non posso sapere cosa mi riserva il futuro, ma una cosa è certa: bisogna amarla questa vita, anche quando il buio ci travolge.”

Sono parole forti che toccano tutti noi da vicino e nel profondo, che forse abbiamo anche sperimentato, ma che sono sicuramente lo specchio conforme e fedele dell’esistenza della persona che le ha pronunciate.

Giovanni Allevi ne è l’autore, un grande artista, compositore, pianista, direttore d’orchestra tra i più affermati e apprezzati del momento.

La sua non è una vita facile, per niente scontata, che si misura ogni giorno con situazioni gravi e dolorose, ma che, nonostante tutto, manifesta anche gioia autentica e incontenibile creatività.

Soffre di autismo ad alto funzionamento, la stessa malattia di Greta Thunberg, una patologia che non impedisce di parlare, leggere, scrivere, condurre una vita autonoma, ma che comporta dei seri problemi nelle relazioni sociali e genera di conseguenza molta ansia e stress, che possono sfociare, come nel caso di Giovanni Allevi, anche in forti attacchi di panico da cui l’artista viene improvvisamente assalito, e che in parte riesce a controllare e a domare, sebbene lo mettano spesso a dura prova, trascinandolo nel buio più totale. Nonostante tutto, è davvero sorprendente come Giovanni, così come Greta, abbia un numero incalcolabile di amici e di persone che lo stimano e gli vogliono bene. 


Perché, in questo “contenitore” fragile e scheggiato che è il suo corpo, vibra un’anima bella, sensibile, gentile, che sa sorprendersi ogni momento del miracolo della vita.

Parla spesso della sua malattia con ironia, senza farne un mistero, ed è il modo migliore per esorcizzarla, perché ha imparato a oggettivare il male e a guardarlo con un certo distacco per poterlo gestire e combattere

La partecipazione a corsi di biomusica e musicoterapia lo hanno certamente aiutato a mettere a punto le tecniche più idonee per far fronte ai momenti più acuti di difficoltà e di disagio. 

Ma anche la sua formazione filosofica lo sostiene razionalmente e lo guida verso orizzonti più ampi, perché, Giovanni Allevi oltre a essersi diplomato col massimo dei voti in Pianoforte al Conservatorio di Perugia e in Composizione al Conservatorio di Milano, si è anche laureato in filosofia con 110 e lode presso l’Università degli Studi di Macerata, appassionandosi in modo particolare ai filosofi esistenzialisti che hanno sicuramente contribuito a forgiare la sua anima pensante e senziente.

Conservatorio di Musica Giuseppe Verdi di Milano

Ma la musica stessa che compone e che esegue con grande trasporto è la sua migliore terapia, che lo solleva da ogni pesantezza e lo fa volare libero e leggero in una dimensione superiore, di armonia, di serenità e di pienezza.

Recentemente, purtroppo, una nuova prova lo ha colto di sorpresa costringendolo a fermarsi. Dal giugno dell’anno scorso, infatti, si è allontanato dalla scena a causa di un male devastante: la diagnosi di un mieloma multiplo che lo ha obbligato al ricovero e a sottoporsi a cure prolungate e pesanti

Si tratta di un tumore ematico e linfatico da cui sono colpiti soprattutto gli anziani, ma Giovanni, che di aspetto sembra proprio un ragazzino, di anni ne ha appena compiuti 54.

Nonostante la scoperta dolorosa e scioccante, non ha mai smesso tuttavia di sognare, di creare, di comporre musica nella sua mente, una musica che segue i moti del suo animo, ora melanconica e struggente, ora impetuosa e irruente, in attesa di poter ritornare a vivere di nuovo nel suo mondo. 


Perché i grandi musicisti non hanno bisogno di carta e penna per fare musica. La loro memoria è l’archivio sicuro e senza confini a cui affidano ogni loro nuova ispirazione.

Nei mesi scorsi ha passato momenti veramente difficili, di buio e di scoraggiamento, nei quali ha avvertito tutto il peso della malattia e delle sue conseguenze sul suo fisico debole e piegato dal male.

In più, un mese dopo il ricovero, si è verificato un fatto particolarmente doloroso e drammatico, che ha rincarato la dose del suo malessere: la tragica morte della sorella Maria Stella, anche lei pianista, malata da tempo,  in circostanze che fanno pensare a un suicidio.

Ma Giovanni è una roccia che non si lascia facilmente erodere. Lo sostengono la sua forza d’animo, la sua voglia di vivere, il suo amore per la musica, che è il segreto della sua speranza e la sua più grande interiore terapia salvifica.


Lo scorso febbraio si era abbandonato allo sconforto. Aveva rivelato sui social il suo stato di salute e gli effetti collaterali della cura a cui si è sottoposto: tremore alle mani e fratture ossee in diverse parti del corpo, in particolare alle vertebre, che gli procureranno dolore probabilmente per tutta la vita. Ha capito pertanto che la sua lotta contro il male dovrà diventare principalmente resistenza al dolore, al quale non vuole darla mai vinta.

È seguito con affetto dalla sua famiglia, la moglie Nada Bernardo, anche lei musicista e sua manager, e i suoi due figli Giorgio e Leonardo.

Autore di 11 album e di molte altre composizioni che sarebbe impossibile qui elencare, è tra i più prolifici compositori di musica classica, che non ha mai disdegnato, però, nonostante la severità della critica, di sperimentare vari generi musicali, compreso il Pop e la musica contemporanea, sempre con il tocco del suo inimitabile e unico stile artistico. 


Aveva appena 4 anni quando comincia a manifestare il suo interesse per la musica classica, in una famiglia di musicisti, con una mamma cantante lirica e un papà che suona il clarinetto. Ad appena 6 anni passa il tempo ad ascoltare ogni giorno la Turandot e la impara a memoria, e a 9 anni, a sorpresa, suona Chopin durante una recita a scuola.

Ha collaborato con diversi cantautori affermati che lo hanno anche sostenuto nella sua carriera, primo tra tutti Jovanotti che ha pubblicato nel 1997 il suo primo album di musica classica, dal titolo 13 dita, e che l’ha voluto presente in alcuni suoi concerti che Allevi ha aperto suonando musica classica al suo pianoforte. Ma ha suonato anche con Cristicchi, Ligabue, Baglioni.

La sua musica è conosciuta in tutto il mondo. I suoi concerti, che ha eseguito nei diversi continenti, lo hanno portato ovunque, dagli Stati Uniti alla Cina, da Monaco a Vienna, da Lucerna al Giappone dove si è recato ripetutamente, anche due volte l’anno, per il particolare fascino che questa terra ha sempre esercitato sulla sua persona.

Giovanni Allevi in Giappone

È anche scrittore e autore di numerose pubblicazioni, che toccano temi autobiografici, musicali, o a sfondo filosofico. 

Le sue composizioni infatti nascono anche dalla sua riflessione filosofica e con essa si intrecciano divenendo un tutt’uno, fino a giungere alle vette più alte della spiritualità, della mistica e dell’estasi. Non a caso è chiamato il pianista filosofo.

Ho avuto il piacere di assistere a uno dei suoi concerti, il 5 gennaio 2020 presso l’Auditorium Conciliazione di Roma, e sono rimasta incantata dalla sua musica e contagiata dal suo entusiasmo e dalla trasparenza del suo animo.


Non posso fare a meno di associare la sua figura a quella dell'indimenticabile Ezio Bosso, non tanto per lo stile delle loro composizioni, o per il livello delle loro capacità o del loro successo, quanto per le loro storie, per la loro sensibilità, per il loro approccio con la musica, per il loro rapporto col pianoforte, considerato da entrambi un prolungamento del loro corpo e della loro anima.

Non so se tra i due, quasi coetanei, ci sia mai stata una qualche rivalità o se si siano stimati reciprocamente, pur non essendosi mai frequentati.

Una cosa è certa: i punti di contatto tra i due compositori sono molteplici ed è inevitabile che le loro personalità si richiamino a vicenda, fondendosi nel miracolo della musica.

Ezio Bosso e il suo rapporto di simbiosi col pianoforte

A un primo impatto, colpisce in ambedue il sorriso smagliante, la fragilità fisica, la forza interiore, la solidità morale, l’amore viscerale per la musica, la natura “soprannaturale” della loro produzione artistica e della loro visione della vita.

Ma tante altre sono le somiglianze che legano i due musicisti, come il rapporto diretto, empatico, familiare, affettivo con il pubblico, nel quale si contano milioni di giovani, affascinati dal loro stile appassionato e travolgente di fare musica; o la grande semplicità nel rivelare se stessi agli altri, senza nascondere le loro fragilità e debolezze, fisiche e psichiche.

Alla morte di Ezio Bosso, Giovanni Allevi diceva di lui: “Ci ha fatto comprendere la forza della fragilità”, confermando con le sue stesse parole come la malattia, punto di contatto tra i due musicisti, si sia trasformata per entrambi da macigno dirompente e devastante, a trampolino di lancio verso l’infinito.

L’augurio che possiamo fare di cuore a Giovanni Allevi è di ritornare presto a suonare, recuperando quella serenità e leggerezza che gli sono proprie, di cui è stato privato in questi lunghi mesi di malattia, per regalarci nuovamente la magia della sua musica, del suo sorriso e della sua parola.


Commenti

  1. Grazie Aurora di aver ricordato anche Ezio Bosso , un uomo fragilissimo ma potente nella voglia di spiegare a tutti la musica così detta “seria”.Hai detto bene ,questi straordinari artisti hanno in comune un sorriso travolgente a dispetto dei gravissimi problemi fisici, è la loro forza d’animo il grande insegnamento che ci ha lasciato Ezio e che ci comunica oggi Giovanni. Sandra Simoncini

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  2. Apprendo con profonda tristezza della malattia di Giovanni Allevi.
    È vero che nessuno sa cosa gli è riservato dal destino.
    All'improvviso una brillante carriera di musicista, di artista oltre che una serena vita familiare vengono sconvolte .
    Un'altra prova ancora della precarietà, se ce ne fosse stato bisogno, della nostra esistenza.
    Non sapevo nemmeno che avesse delle patologie precedenti.
    La sua semplicità, la sua risata,intercalata alla sua vivace parlata , mi sembrava fossero naturali.
    Ed era un'esplosione di entusiasmo contagioso ogni volta che veniva intervistato.
    Il Signore gli conceda ancora lunghi giorni e la forza di sopportare le inevitabili sofferenze.
    Salvo Patane '

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  3. Grazie Aurora per le tue intense parole sull'esperienza di vita attraversata dalla malattia di due amati musicisti: Allevi e Bosso. Mi vengono in mente alcune affermazioni del maestro Bosso: "La musica ci insegna la cosa più importante: ascoltare! La musica è come la vita , si può fare in un solo modo: insieme." Un abbraccio. Maria Cristina Scorrano

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  4. Grazie Aurora per aver parlato di Giovanni Allevi, è il mio idolo da quando,circa una decina di anni fa,sono andata ad uno dei suoi concerti proprio all'auditorium della Conciliazione. Mi colpì il suo modo semplice,umile e gioioso con cui si presentava al pubblico. Le sue mani volavano sulla tastiera del pianoforte e quelle note facevano sognare! Mi dispiace di apprendere ciò che gli sta accadendo e preghiamo per lui.
    Un abbraccio Tina

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  5. Ciao Aurora, ammetto la mia ignoranza non conoscendo Giovanni Allevi, prima del tuo post...
    Ora da qualche giorno non smetto di ascoltare la sua musica ...!
    Grazie per avermelo presentato e mi auguro che riesca a superare felicemente anche questo momento così impegnativo della sua vita. Carlo Croce

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  6. Definirei i tuoi componimenti su questo blog una cronaca col sapore della letteratura, tanto è curata l'esposizione e ricercati i termini.
    Dalla prima all'ultime delle righe riesci ad esercitare un coinvolgimento psichico molto simile all'ammaliamento che abbiamo imparato a conoscere da molti dei personaggi della letteratura classica.
    Ed è così che iniziando a leggere, solo o anche per pura curiosità, come per assaggiare la "pietanza" che proponi, si finisce per continuare a leggere senza pause e senza ostacoli, fino in fondo, l'ammaliante racconto con il quale riesci a far digerire interi blocchi di fatti, curiosità, notizie e sentimenti.
    Sapevo delle condizioni di salute recenti che affliggono l'illustre personaggio. Non avevo invece mai avuto sentore della sua condizione di autistico. Tanto più che non avrei immaginato, per la descrizione imprecisa che se ne fa nei notiziari, della possibilità che una persona afflitta da quel male, possa poi contrarre matrimonio e addirittura mettere al mondo dei figli per allevarli insieme al coniuge.
    Non so quanto la sagacia con cui ti dedichi, in questa fase dei tuoi impegni di vita, a perseguire l'onere di offrire un'informazione specializzata così accurata e partecipata, possa essere per te un carisma, oppure una fuga spensierata verso la leggerezza, o il volteggiare curioso e lirico di una moderna Madama Butterfly. Tuttavia ritengo che questa attività rappresenti per Te un mezzo formidabile di ispirazione e di creatività tale da riuscire a riempire ogni eventuale male del secolo che affligge noi viventi in quest'epoca di confusione dilagante e di incertezza estrema.
    Quindi Ti auguro di continuare in questo cammino, utilizzando ii tesoro delle tue molteplici esperienze culturali, tollerante nei giudizi e aperta a comprendere le ragioni degli altri. Buon lavoro.
    Tuo fratello Meluccio

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