È primavera!

 


Ogni primavera è un nuovo inizio. Anche se si presenta ad anno inoltrato, è questa la sua prima stagione, quella che dà l’avvio al ciclo della natura, risvegliando la vita che dorme sotto la neve o nel profondo dei solchi della terra.

È la stagione dei colori, dei profumi, dei fiori, dei germogli nuovi, del cinguettio degli uccelli, del sole. 

Il suo stesso nome è un canto alla luce. Etimologicamente infatti una metà del sostantivo deriverebbe dal sanscrito “vas”, che significa “splendore”, alludendo al preannuncio della luce abbagliante dell’estate.

La sua venuta, infatti, come un dono atteso e desiderato, fa assaporare la luminosità e il tepore che giorno dopo giorno ci vengono incontro in un crescendo incessante, confortando la nostra pelle e il nostro sguardo, dopo le tante giornate buie e pungenti dell’inverno.


Ma lo splendore che essa annuncia rivela anche la sua più profonda identità perché è questo il tempo in cui inizia a brillare la vita accarezzata dai primi raggi di sole.

La primavera è anche la stagione dei sogni, degli amori, dei desideri, delle promesse, dei progetti, della gioia, dei sorrisi, della speranza, ma anche delle malinconie, delle imprudenze, degli errori, degli abbagli.

È il tempo dei nuovi inizi, il momento in cui nascono nuove energie e nuove aspirazioni, che nutrono l’animo di coraggio e audacia, e che spingono al cammino verso nuove mete, facendoci imboccare strade anche inesplorate, a volte impervie e avventurose, che ci consentono però di ricominciare a vivere.

Per questo, forse, essa è anche la stagione dei poeti, degli scrittori, dei musicisti, dei cantanti, dei pittori, di chi vede e descrive la vita a colori, e che trova in essa ispirazioni e suggestioni per le sue opere artistiche.


La poesia, in particolare, con la primavera ha uno stretto legame di parentela. Perché la creatività e il sentimento lavorano molto in questa stagione.

Scritta in versi o cantata non importa, perché la poesia è sempre melodia e armonia che sgorga dal profondo dell’animo umano e pervade l’universo.

Perché la sua, come quella della primavera, è una lingua universale, che svela spesso l’incomunicabile, che incrocia vite e storie diverse, ma che raggiunge il cuore di tutti, catturandoli dentro la sua verità e trascinandoli lungo una stessa avvolgente lunghezza d’onda.

La poetessa Alda Merini, nata il primo giorno di primavera del 1931

La canzone “poetica”, rispetto alla poesia scritta e declamata, ha una marcia in più, perché ha il potere di diffondersi più a largo raggio e di rimanere immortale nel tempo e indelebile nella memoria di chi l’ha fatta propria nel passato, associandola a momenti particolari della sua esistenza. 

Capiterà a molti, per esempio, di accogliere l’arrivo della nuova primavera canticchiando la famosa melodia dei Dik Dik degli anni 70, con quel testo indimenticabile di Mogol che, insieme allo stupore del miracolo della vita che si rinnova, esprime anche tanta nostalgia e malinconia: “È il primo giorno di primavera ma per me è solo il giorno che ho perso te… Io mi chiedo perché mentre nasce una primula sto morendo per te”. Basta una sola nota per riportare nell’oggi atmosfere e sentimenti sepolti nel passato eppure in un baleno percepiti ancora così vivi e presenti!

Ma anche altre canzoni storiche, mai tramontate, ci appaiono come magiche ed evocative di un tempo che fu ma che continuiamo a portarci addosso come la nostra stessa pelle. 

È il caso di “Maledetta primavera”, interpretata da Loretta Goggi negli anni 80, ma ancora oggi attualissima e vera, e che esprime anch’essa, insieme a tanto romanticismo, anche un profondo rammarico e tanta rabbia per l’imprudenza che ogni nuova avventura può portare con sé.


Così anche un’altra mitica canzone, questa volta un po’ troppo spensierata e incosciente, che Alberto Rabagliati cantava nel lontano 1941, in un momento storico doloroso e drammatico, e che tanti giovani nei decenni successivi hanno continuato a cantare e a memorizzare: “È primavera, svegliatevi bambine”.

Quest’anno la primavera ha avuto inizio con un giorno di anticipo, e se la data tradizionale del 21 marzo coincideva con la giornata mondiale della poesia, il 20 invece è dedicato al tema della felicità. Niente di più adatto a questa stagione.

L’uno e l’altro tema, infatti, sono perfettamente armonizzati con questo tempo che fa sognare e che tocca il cuore, che ispira gli animi sensibili a nuove creazioni ed emozioni, e potenzia nell’uomo il desiderio e l’aspirazione alla felicità.

Forse oggi non sappiamo più cosa possa renderci realmente felici, perché le cose che ci illudiamo possano avere questo potere in realtà ci allontanano sempre più dall’obiettivo a cui aspiriamo e ci rendono ogni giorno più vuoti, insoddisfatti e frustrati. 

Mentre, dunque, in questo nuovo avvio della stagione ognuno si lascia accompagnare dalla sua preferita e amata melodia, o comincia a dare libero sfogo alla sua vena poetica e artistica, auguro a tutti una serena e luminosa primavera che possa essere di aiuto alla conquista di almeno qualche briciola di vera felicità, e, a chi decide di intraprende un cammino verso un nuovo inizio, auguro di viverlo in modo autentico e consapevole, qualunque esso sia: l’inizio di un amore, di una famiglia, di un lavoro, di una vita, di una “nuova” vita, di un’amicizia, di una riconciliazione. 

Perché sia un inizio appassionato e sereno, non tormentato, ma portatore di speranza e di fiducia, con uno sguardo proiettato sempre al futuro.

Perché i traguardi che ognuno desidera raggiungere non sacrifichino mai l’armonia con se stessi e con gli altri, perdendo di vista l’essenziale e assolutizzando ciò che non merita un frammento del nostro tempo e della nostra attenzione.


Perché le inevitabili difficoltà del cammino non siano mai ingigantite, ma vengano relativizzate, superate, collocate in un contesto globale, colte nelle loro giuste proporzioni rispetto ai grandi drammi di cui è duramente provata larga parte dell’umanità. 

Perché la freschezza della primavera insegni a tutti ad accettare le altre stagioni della vita che educano a crescere e a maturare fino a giungere all’età adulta, senza rimpianti e senza nostalgie, senza infantilismi o atteggiamenti eternamente adolescenziali, ma con il carico dei frutti che maturano, una primavera dopo l'altra, lungo le varie tappe della propria esistenza, di cui le diverse stagioni sono una bella metafora suggestiva e pregnante.



Commenti

  1. Quanta serenità donano queste parole. Mi pare davvero straordinario il richiamo al mantenimento dell'equilibrio e del valore dell'essenziale a fronte dei cambiamenti,degli entusiasmi e delle piccole o grandi delusioni. L'importante non è la metà, ma il viaggio!

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  2. Grazie Aurora, da un po’ di tempo, dopo una ricerca interiore profonda, dopo un passaggio attraverso il fuoco che ha tolto molte scorie, ogni giorno che mi resta da vivere è come il primo giorno di primavera. Mi alzo con un senso di gratitudine, cerco di assaporare ogni attimo che mi rimane, dice Cristicchi, non cercare un senso a tutto perché tutto ha un senso, e cerco di vivere così, accolgo le mie fragilità con compassione, e curo le mie relazioni cercando l'armonia con me e con gli altri, cerco di esercitare la cura, la pace, la misericordia, il perdono, mi sembra di aver trovato maggiore equilibrio, spesso pratico l'ascolto profondo che mi mette in contatto con tutti i suoni di tutte le creature e per questo la primavera è una stagione unica e meravigliosa. mirio

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  3. La primavera mi ha colto quest'anno in uno stato precario di salute.
    E i colori mi appaiono più sbiaditi, il sole mi sembra più pallido.
    La primavera è anche uno stato interiore. Se non sto bene non riesco ad apprezzarne tutte le sfumature.
    Tuttavia è sempre una speranza di rinascita.
    Forse un giorno tornerà a splendere nel mio cuore e nei miei occhi.
    E allora sarà nuovamente un tripudio di sentimenti e di emozioni.
    Salvo Patane '

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  4. Ciao Aurora sempre bello leggere i tuoi messaggi....ci sentiamo...baci ALDA

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  5. Grazie Aurora, ho letto il post rientrando a CASA SARA, sfinita per il caldo, 36° alle ore 19, oggi abbiamo toccato i 46°. Preoccupata per le sorti di tanti amici che hanno dovuto lasciare in fretta il loro villaggio a causa degli attentati e del perentorio "dovete andar via". Con in cuore tre situazioni, tre emergenze da levare il sonno, anche se qualcuno mi ha detto "ma come, dopo decenni non ti sei abituata?". No, non mi sono abituata, non ci si abitua alla sofferenza, come non ci si abitua alla bellezza. Con l'incertezza del domani e la fine del mese sempre più difficile da gestire.
    Mi sono letteralmente tuffata nelle parole e nelle foto di questo bellissimo post. È mi sono sentita abbracciata dalla tenerezza di Dio e della natura. La primavera dice che le gemme sbocceranno su rami rinsecchiti, che i prati si riempiranno di margherite, che il sole riscalderà di più le nostre giornate, che tutto si risveglierà e riprenderà vita.
    È primavera ogni giorno, quando lasciamo che il torpore si svegli e l'energia e la vitalità esplodono in una meravigliosa danza di colori.
    Primavera sia e lo sia per tutti. Grazia Le Mura

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  6. "Ad ogni incontro con la primavera/ non so star quieta, sorge il desiderio, antico, un'ansia mista ad un'attesa/ una promessa di bellezza/ e una gara di tutto il mio essere/con qualcosa che in essa si nasconde./ Quando la primavera svanisce/ vi è il rimorso di non averla guardata abbastanza." (Emily Dickinson, 1865). Il tuo scritto, Aurora, ci invita a guardare la primavera con il suo cesto di nuove speranze, di colorate attese, di rinascite esplose, improvvise, come le margherite sul prato. Grazie. Un abbraccio. Maria Cristina Scorrano

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