Un santo laico

 

Ci sono individui che passano la loro vita alla luce dei riflettori, tutti presi dalla loro grandezza e fama, e abbandonano questo mondo senza lasciare traccia del loro passaggio, senza lasciare seguito né di opere né di persone.

Ce ne sono altri che sono invisibili e dimenticati e che al contrario cambiano il mondo, lasciando indelebile nella storia la memoria del loro operato e un gran fiorire di iniziative e di seguaci.

È quello che è accaduto a San Francesco e che accade a chi come lui ha il coraggio di riproporre nel nostro tempo la sua radicale scelta di vita. 

Biagio Conte è uno di questi, un uomo comune, senza titoli né incarichi di prestigio, che ha seguito in tutto le orme di San Francesco da laico, abbandonando la sua agiata casa paterna, vestendo come lui i panni del povero e abbracciando i tanti “lebbrosi” emarginati e rifiutati della nostra società, in una Palermo dove, come in tante altre città, la miseria più estrema si mescola e si nasconde dietro una facciata di benessere e di perbenismo.

Ha lasciato proprio ieri questo mondo a soli 59 anni, dopo avere combattuto tante battaglie, pagando di persona con denunce continue, gesti profetici e provocatori, scioperi della fame, per difendere i più poveri dall’indifferenza e dall’ingiustizia, accogliendoli come fratelli e offrendo loro un tetto sotto il quale alloggiare e in cui ritrovare la loro dignità. 


Tra le sue proteste più estreme e più provocatorie, lo sciopero della fame, non l'unico, durato 40 giorni, durante la quaresima del 2021, sostando sul sagrato della Cattedrale di Palermo. Queste le sue parole di denuncia al rientro nella sede della sua comunità:

"Siamo diventati schiavi e dipendenti di un marketing amorale e diseducativo, di multinazionali che non fanno altro che impoverire popoli e nazioni, sfruttando le loro risorse, arricchendo solo una minoranza di quelle nazioni e commerciando armi, tutto ciò che è negativo, diseducativo, violento, pornografico. Così non si rispetta più la persona, il corpo, l’essere umano, l’ambiente e la terra. Anche gli alimenti non sono più genuini, commestibili, perché alterati da tante sostanze nocive. Siamo diventati cose, oggetti di consumo, ci usiamo e poi ci gettiamo gli uni con gli altri. Domina un’economia del profitto, si vende e si pubblicizza tutto ciò che è negativo, violento, orribile e diseducativo”.

Barboni, vagabondi, giovani sbandati, alcolisti, ex detenuti, separati, prostitute, profughi, immigrati, donne sole, ragazze madri, tutte persone ai margini della società, percepite come un disturbo al quieto vivere, uno sgorbio da cancellare, una presenza indecorosa di cui vergognarsi, con lui sono diventate persone umane e fratelli.

La sua vita non può lasciarci indifferenti. Le sue scelte devono inquietarci e interrogarci.


Tre le sedi principali che accolgono circa 1000 persone, che distribuiscono circa 2400 pasti al giorno, che offrono a chi ne ha bisogno assistenza medica e farmaceutica, docce e vestiario.

Tante le iniziative avviate dal 1991 a oggi, tra cui tre realtà agricole, una a Palermo, ''Villa Florio'', dove si coltivano ortaggi; una a Tagliavia, frazione di Corleone, dove si coltiva il grano; un’altra a Scopello, dove si coltivano olive per produrre olio. Altre sedi servono ad altri scopi: una a Giacalone ospita il campo estivo dei bambini; una, ancora in ricostruzione, sul monte Innici e un'altra in provincia di Enna. 

Tutte le strutture erano in origine dei veri e propri ruderi in stato di grave degrado e sono state ristrutturate pietra su pietra dai volontari e dagli stessi ospiti.

Altri locali erano edifici abbandonati e inutilizzati, come la ex caserma dell’aeronautica militare di via Decollati, abbandonata da 40 anni, ora casa di accoglienza di tanti profughi che qui imparano la lingua italiana e un mestiere, per prepararsi a una vita autonoma e dignitosa.


Molti cittadini benefattori sostengono concretamente l’opera di Biagio e tanti volontari, uomini e donne, seguono le sue orme condividendo la sua Missione che prende nome Speranza e carità, ispirata a un progetto di amore fuori da ogni schema rigido precostituito, spalancato a 360 gradi per accogliere  ogni nuova ispirazione dello Spirito e ogni nuovo bisogno che rimbalza da una umanità sempre più ferita e umiliata. 

Visitando il sito (pacesperanza.org) si rimane stupiti e affascinati dal grande sviluppo di idee e di iniziative che è cresciuto attorno a questo “santo” laico vivente, umile ma armato della forza potente della carità, totalmente donato a Dio e dedito agli altri. 

Da vedere assolutamente anche il servizio realizzato nel 2018 da Le Iene "Il San Francesco dei nostri giorni" sul sito www.iene.mediaset.it

Tra i tanti messaggi scomodi riportati sul sito pacesperanza.org, che fanno luce su questa così diffusa realtà di emarginazione, mettendone in rilievo le insospettabili potenzialità, ci sono poesie, preghiere, testimonianze di vita sorprendenti che lasciano a bocca aperta.

Biagio Conte con Papa Francesco alla mensa della sua Missione

Così sono descritti gli ospiti di questo straordinario e polivalente centro di accoglienza e la missione che ogni giorno vi si conduce: 

Sono persone... persone come noi, fratelli e sorelle, che vivono con semplicità e che si accontentano di poco… per la società diventano ultimi. Si accontentano di poco anche di un semplice sorriso, una stretta di mano, una coperta, una parola di conforto e di speranza.
 La Missione opera ogni giorno per accoglierli, per dar loro l’amore di una grande famiglia, un pò di pace e speranza, ma anche un impegno e delle responsabilità a tanti considerati ormai degli scarti… “dei vuoti a perdere”… senza speranza… 

Poi, quando meno te l’aspetti, la speranza germoglia di nuovo e questi fratelli ritornano a parlare con la società che li aveva esclusi… ritornano ad avere voce… con tutti i loro problemi e le loro sofferenze, sono capaci di fare dei gesti grandi, generosi e altruistici; altre volte ci lasciano delle preghiere, delle poesie, dei pensieri, dei ricordi semplici ma profondi, belli come delle perle rare nascoste in dei gusci difficili da aprire. In questa pagina troverete alcune di queste perle preziose donate dai fratelli ultimi che la Missione ha il piacere di condividere con tutti voi.”

Biagio Conte con David Sassoli al Parlamento europeo

Ascoltando ieri l’annuncio di questa notizia, più volte ripetuto dai media, tante domande hanno affollato la mia mente.

Perché solo alla sua morte si parla tanto di lui sulle emittenti nazionali, quando sarebbe stato molto più utile e gratificante per la sua persona e la sua missione una maggiore considerazione durante la sua esistenza? 

Se ritornassero oggi Gesù Cristo e San Francesco chi li riconoscerebbe? Chi li seguirebbe? Sarebbero accolti anche loro da tanta indifferenza e silenzio?

Perché ci si accanisce morbosamente su tante notizie che mostrano il volto più deturpato della nostra società, e invece un esempio di vita così luminoso e contagioso non interessa la cronaca? 


Perché una sola persona, per di più laica e povera, riesce a dare una speranza a chi non ha nulla e invece dalle istituzioni pubbliche, laiche e religiose, generalmente non viene fuori mai nulla di buono, se non parole retoriche e cattive testimonianze?

Quali segni di carità, di solidarietà, di giustizia vengono realizzati da migliaia di preti e consacrati che popolano la chiesa? 

A cosa serve consacrarsi se poi non si vive il vangelo e si conduce una vita sedentaria, borghese, egoista e separata dal mondo?

Quanti alloggi vuoti e abbandonati, dello Stato e della Chiesa, rimangono chiusi, inutilizzati, e vanno in rovina, mentre un popolo di miserabili, senza dimora, vaga senza meta e muore di freddo sotto i ponti nelle nostre città?

Perché in un batter d'occhio si trovano miliardi per acquistare armi e per finanziare guerre e non si è in grado di reperire somme inferiori ma adeguate per sollevare poveri e diseredati dalla loro miseria?


Non sono domande senza risposta, come sosteneva la famosa canzone di Bob Dylan del 1962. In questo caso le risposte le conosciamo: è il muro degli interessi economici, dell’indifferenza, dell’incoerenza, dell’egoismo, molto spesso anche dell’inesistenza di alcuna vera vocazione a seguire il Vangelo, che impedisce di affrontare e di risolvere lo scandalo della povertà e dell’emarginazione.

Al di là delle commosse commemorazioni della morte di Biagio Conte, chi ha responsabilità politiche e sociali dovrebbe fare molto di più. 

La provocazione delle sue scelte estreme, vissute consapevolmente e liberamente, dovrebbe risvegliare le coscienze di chi governa le nostre città

Un briciolo di sensibilità in più sarebbe sufficiente infatti per capire che ci vorrebbe davvero poco per creare una società più giusta e più umana. 
Basta solo volerlo veramente!



Commenti

  1. Grazie, cara Aurora, condivido le tue sconsolate riflessioni. L'unica risposta positiva può essere quella di impegnarsi personalmente cercando di essere lievito di una massa che stenta a farsi pane per donarsi agli altri. Ti abbraccio. Clarabella

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  2. Ho conosciuto personalmente Fratel Biagio Conte per ben due volte. La prima da giovane prete durante un convegno regionale in cui fu invitato a dare una testimonianza e lì, ascoltandolo, ho compreso che ero davanti ad un personaggio semplice, disarmante e che si lasciava guidare dal Signore, da lui incontrato in una crisi esistenziale della sua vita. Come Francesco D'Assisi anche lui entró in crisi nei confronti di questo mondo e della società bene che non si accorge degli invisibili e lui fuggì di casa, vivendo da vagabondo in cerca di qualcosa, forse qualcuno, che gli restituisse il senso del vivere. Al rientro dal quel viaggio interiore torna cambiato e con la ferma decisione di non rientrare più a casa sua ma si trasferisce con i barboni della stazione di Palermo che non lo accettano, non lo vogliono e da quella esperienza, guardandosi attorno e notando tanti a dormire per strada davanti ad edifici chiusi ed abbandonati che invece avrebbero potuto ospitarli, insieme ad un gruppetto di amici, occupa uno di questi edifici pubblici abbandonati e fatiscenti chiedendo di poterlo abitare insieme ai suoi nuovi amici barboni. Da lì inizia la sua Missione di Speranza e Carità che ebbi la gioia di visitare nel 2000 durante un pellegrinaggio del Grande Giubileo. Organizzai quell'anno un pellegrinaggio con i giovani della mia Parrocchia di Motta Sant'Anastasia, 2 pullman di ragazzi, alla ricerca del volto di Cristo da contemplare. La mattina tappa a Monreale, visita della stupenda Cattedrale d'oro in cui abbiamo ammirato il Volto luminoso e dorato del Cristo Pantocratore ed il pomeriggio me li sono portati alla Missione di Speranza e Carità di Biagio Conte per contemplare il volto di Cristo nel povero e nel barbone.
    È stata una giornata stupenda ed indimenticabile anche per tutti i ragazzi. Giuseppe Raciti

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    1. Meraviglioso quello che mi racconti!! Sai cogliere sempre le realtà veramente profetiche che altri non riescono a vedere… Grazie per la tua testimonianza. Aurora

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  3. Ciao carissima Aurora.
    Da tanti anni ho seguito l'iter di Fratel Biagio, e mi ha fatto sempre tanta tenerezza, perché ha lasciato la comodità di casa sua e come missionario ha accolto senza riserve tantissimi indigenti, senza guardare i documenti, la nazionalità, i conti con la giustizia e nonostante ciò è stato a lungo incompreso.
    Ricordo ancora le parole che Biagio Conte ha detto all'attuale vescovo di Palermo Lorefice: La Chiesa è forte solo se sta con i deboli.
    La scelta della povertà, e della piccolezza è stata la sua vera forza.
    Che il Signore lo abbia in Grazia. Filippo Grillo

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  4. Grazie Aurora per il tuo scritto. Hai perfettamente dipinto con le parole il quadro di una persona speciale. Ma basta guardare il suo viso e il suo sorriso per capire la statura morale di questa persona, a prescindere dai fatti. Francesca Morgia

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    1. Grazie Francesca del tuo commento! È molto vero quello che scrivi… Il suo sorriso e il suo sguardo libero e profondo mi hanno colpito! Mi hanno fatto pensare alla scena del film di Liliana Cavani in cui San Francesco, dopo avere abbandonato tutto e avere abbracciato i poveri e la povertà, dice “adesso non ho più paura”. Il passo era ormai fatto, quasi un salto nel buio, ma si era ritrovato tra le braccia di Dio e con una leggerezza dentro il cuore indicibile e profonda. È la stessa armonia che colgo nello sguardo luminoso e sereno di questo coraggioso testimone del vangelo. Aurora

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  5. Grazie Aurora di aver illustrato bene la figura di quest'uomo veramente speciale.Anche io come i più lo ho conosciuto dai media che però ne hanno fatto più un "santino" o un personaggio stravagante.Tu invece lo hai reso vero, calato nel suo ruolo di fratello di tutti.Un nuovo Francesco". Sandra

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  6. Grazie Aurora per il tuo intenso e coinvolgente scritto su fratel Biagio. La sua è una luminosa testimonianza di sequela di Cristo, amato e riconosciuto nei poveri, nelle persone fragili. Come Francesco d'Assisi, madre Teresa di Calcutta, non si limita ad aiutare i poveri ma ne condivide l'esistenza, dona speranza e amore. Fratel Biagio è il volto bello e santo della Chiesa. Come ha detto don Ciotti nel suo messaggio di cordoglio: "Biagio non ha predicato il Vangelo, lo ha incarnato. Maria Cristina Scorrano

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  7. Da Salvo Patane '
    Biagio Conte mi ha sempre affascinato sin da quando ne ho sentito parlare molti anni fa per la prima volta.
    Era dipinto come un "extraterrestre", lui novello Gesù Cristo.
    La mia mente e il mio cuore sono sommersi da una folla di pensieri, di emozioni, da una grande tenerezza e da un ingigantito senso di inadeguatezza e , qualche volta , di impotenza davanti al dilagare delle ingiustizie del nostro mondo.
    Il fratello Biagio è riuscito ad incarnare il Vangelo, ha sopportato di tutto a causa della sua testimonianza e rappresenta un esempio luminoso per chi vuole progredire sulla strada della sequela.
    Salvo Patane '

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  8. Trovo molto interessate e pieno di patos il messaggio di frate Biagio. Le sue parole sono proiettili d'amore che trafiggono il cuore. Penso che sia stato un uomo speciale, forse un santo, sicuramente una persona meravigliosa che ha visto cose che non riusciamo a vedere. Spero che la chiesa gli renda omaggio. Francesca

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