Roberto, Vescovo e Nunzio Apostolico

 

Mi piacciono le storie importanti, quelle che hanno una risonanza mondiale, quelle che vedono come protagonisti personalità di prestigio che raggiungono nella loro attività professionale i più alti livelli, ma che, nonostante il loro successo, la loro notorietà ed esposizione al pubblico, vivono da persone semplici e comuni, che non creano imbarazzo a chi le incontra, che non frappongono tra sé e gli altri distanze incolmabili di sicurezza, che non si ergono impettite su di un piedistallo, ma che continuano a frequentare gli amici di sempre con naturalezza, che sono percepite da tutti come persone a loro familiari, sul loro stesso piano, capaci di mettere chiunque immediatamente a proprio agio.

Quella di Roberto è una di queste storie, dalla quale trapelano tante capacità non comuni ma anche tutte le caratteristiche di una persona semplice e “normale”, ricca di relazioni e di generosa dedizione agli altri, senza riserve.

Luigi Roberto Cona è il suo nome per intero, anche se tutti lo chiamano Roberto, almeno al di fuori dei contesti più formali e istituzionali.

Anche lui amico di vecchia data. Anche lui coraggioso e intraprendente inseguitore dei suoi sogni, lungo un cammino impegnativo e arduo. Anche lui ritrovato dopo decenni, intatto nella sua carica di umanità, di semplicità e di accoglienza. Una persona buona, dall’animo generoso, libero e sereno, che trasmette a tutti pacatezza, serenità e fiducia.


L’ho conosciuto quando era ancora poco più che adolescente e come tanti adolescenti amava dialogare con il suo amico immaginario affidando al suo diario i suoi segreti e il racconto dei suoi sogni e dei suoi desideri.

Quali fossero i sogni della sua adolescenza solo lui lo sa. Probabilmente sogni di dedizione agli altri e di orizzonti luminosi e spalancati al mondo. Ma certamente con gli anni i suoi sono diventati i sogni consolidati e concreti di un uomo adulto, che ha saputo custodire dentro di sé la tenerezza e il dinamismo di un cuore giovane e audace.

Mi ha sempre colpito la sua naturale voglia di comunicare. La si leggeva persino nei suoi occhi, che continuano ancora oggi a brillare e a riflettere una luce insolita che proviene dal di dentro, da un animo trasparente che si nutre di vangelo e di preghiera.


Il suo sguardo da sempre sembra essere puntato lontano, al futuro, a ciò che non è ancora ma che sarà e di cui è certo, perché fondato su una grande Speranza che nutre i suoi sogni, le sue aspirazioni, la sua vocazione, e illumina la meta del suo cammino, per la quale è disposto a investire ogni energia pur di raggiungerla e farla divenire realtà.

E infatti Roberto non ha mai smesso di inseguire i suoi sogni, nonostante vari ostacoli avrebbero voluto imbrigliare la sua libertà, imprigionare le sue intuizioni, mortificare le sue aspirazioni, deviare il suo percorso, scoraggiare la passione che avvertiva nel profondo del suo cuore.


È vero che nessuno può soffocare lo Spirito e che, quando soffia con la sua dirompente forza di verità e di novità, la sua presenza è sempre feconda e portatrice di doni impensabili e grandiosi.

E lo Spirito presente in lui custodisce e coltiva i suoi talenti e li porta a compimento.

La voce che sentiva dentro lo spingeva verso un cammino di formazione che lo rendesse “ambasciatore” della Chiesa nel mondo, uomo di dialogo e di mediazione, strumento di concordia e di unità, pellegrino di pace e di incontro tra i popoli.

Oggi, dopo avere vissuto tante tappe importanti di questo cammino, ha raggiunto il traguardo che intravedeva da lontano come un sogno e che adesso invece è concreta e piena realtà: diventare Nunzio Apostolico della Chiesa Cattolica in una terra lontana.

Papa Francesco ha voluto onorarlo di tale nomina, investendolo del titolo di Nunzio Apostolico del Salvador, riconoscendo il valore delle sue qualità e il possesso di quelle capacità, anche spirituali e naturali, indispensabili per lo svolgimento di questo difficile, delicato e importante ruolo.


E insieme a questo grande dono, lo investe anche della chiamata a far parte del collegio episcopale, col conferimento della pienezza dell’ordine sacerdotale, nominandolo Vescovo titolare di Sala Consilina, diocesi della Campania oggi estinta.

Così lo scorso 2 dicembre Roberto dà appuntamento nella Basilica di San Pietro ad amici, parenti, colleghi, collaboratori, ma anche ad alte personalità della Chiesa Cattolica e della società civile, non solo italiana, per vivere, insieme a questa sua grande famiglia, con immensa gioia, l’evento della sua ordinazione episcopale, presieduta dal Segretario dello Stato Vaticano il Cardinale Pietro Parolin.

L'invito all'ordinazione episcopale con lo stemma e il motto del nuovo vescovo

Anch’io mi reco a San Pietro, in una giornata difficile per i romani a causa della pioggia che ininterrottamente cade sulla città per l’intera giornata e per lo sciopero di tutti i mezzi pubblici che intensifica il traffico già impossibile che ogni venerdì puntualmente paralizza la circolazione.

Ma come non avventurarsi in questo arduo viaggio?

L’ingresso nella basilica è una vera sorpresa. Attraverso un lungo tragitto mai percorso, a partire dal cortile di Casa Santa Marta, si varca una soglia che dà accesso al luogo della celebrazione e si viene immediatamente abbagliati dalla raggiera che risplende nell’abside di San Pietro e che fa da sfondo al simbolo dello Spirito Santo, quello Spirito che sarà il vero protagonista della serata.


La zona è transennata e accessibile solo agli invitati, circa 500 persone. Il baldacchino del Bernini alle spalle dell’assemblea custodisce come in uno scrigno questo evento speciale che sta per avere luogo, dentro una sui generis “casa di famiglia”, non chiusa però al suo interno ma aperta al mondo, presente nella basilica attraverso i numerosi fedeli e turisti che affollano, al di là del baldacchino, le sue navate.


La prima cosa che mi colpisce di questa straordinaria celebrazione è la rivelazione che mons. Parolin fa, durante la sua omelia, del motto episcopale scelto da Roberto. È riportato sull'invito, ma non l'avevo notato.  Il motto è un’espressione evangelica che si addice perfettamente alla sua persona e che manifesta apertamente quello che subito si intuisce di lui incontrandolo: “mite e umile di cuore” (Mt 11,29). Sono le parole che pronuncia Gesù per definire la sua identità più profonda e che consegna ai suoi discepoli come modello e progetto di vita.

L'immagine del Buon Pastore, frontespizio dell'invito

Niente di più calzante avrebbe potuto scegliere Roberto, perché sono queste le più spiccate qualità che caratterizzano la sua persona: mitezza, pacatezza, cordialità, accoglienza, semplicità, modestia, docilità, saggezza, prudenza, vicinanza a tutti.

Roberto giunge a questo traguardo dopo un’accurata preparazione e una lunga e articolata esperienza di servizio pastorale.

Originario di Niscemi (CL), è sacerdote della diocesi siciliana di Piazza Armerina.

La Cattedrale di Piazza Armerina

È laureato in Teologia dogmatica ed è in possesso della conoscenza di varie lingue straniere: lo spagnolo, l’inglese, il francese, il portoghese.

È stato Parroco della parrocchia Santa Maria d’Itria a Piazza Armerina e membro del Consiglio Presbiterale diocesano.

Dal 2003, all’età di 38 anni, inizia il suo cammino diplomatico a servizio della Santa Sede.

Svolge per diversi anni la sua opera di Consigliere nel Servizio diplomatico della Santa Sede, nelle Rappresentanze pontificie di Panama, Portogallo, Camerun, Marocco, Giordania e Turchia, dove si distingue per le sue spiccate doti di accoglienza, di ascolto e di dialogo tra le diverse religioni.

Nunziatura Apostolica del Panama

Rientrato inaspettatamente in Italia dalla Turchia nel 2018, in condizioni di salute molto critiche, gli viene salvata in extremis la vita al Campus Biomedico di Roma dove subisce un delicatissimo intervento al cuore, un evento grave e drammatico che lascerà un segno profondo nella sua sensibilità.

È questo infatti il momento più delicato della sua vita nel quale tocca con mano tutta la fragilità e la provvisorietà dell’esistenza umana, e che maturerà ancora di più la sua libertà interiore e il suo spirito di servizio disinteressato.

Vaticano, Casa Santa Marta

Passa la sua convalescenza a Casa Santa Marta, dove risiede il Papa, e dove viene introdotto ai vertici dello Stato Vaticano, a fianco del sostituto del Segretario di Stato, mons. Edgar Peña Parra, che lo accoglie con tanto affetto, prima come Consigliere della Nunziatura Apostolica in Italia, poi come Assessore per gli Affari Generali, una sorta di “ministro degli Interni” vaticano.

Roberto diventa così il numero quattro della burocrazia vaticana, dopo il Segretario di Stato, il suo Sostituto e il Segretario per i Rapporti con gli Stati.

Qui svolge per quattro anni il suo servizio, che sarà molto apprezzato dal Papa e dalle alte autorità con cui condivide la responsabilità, per vedere poi con sua enorme sorpresa coronato il suo grande sogno e giungere al traguardo della nunziatura apostolica, quando lo scorso 20 ottobre Papa Francesco lo nomina Nunzio del Salvador.


Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, che presiede la celebrazione affiancato dal suo sostituto e dal vescovo di Piazza Armerina mons. Rosario Gisana, descrive le caratteristiche del Nunzio definendolo “ambasciatore di pace, di concordia e comunione, ambasciatore della dignità di ogni essere umano e della sua autentica libertà… e tutto questo perché è ambasciatore di Cristo” che fa del dialogo con tutti lo strumento privilegiato “perché prevalgano metodi pacifici nell’affrontare le questioni e gli eventuali dissidi”.

Il Vescovo di Piazza Armerina, mons. Rosario Gisana

Come ogni Nunzio inviato nel mondo, anche Roberto sarà la voce del Papa là dove svolgerà la sua missione, e porterà al Papa la voce del popolo di cui è a servizio “affinché la Santa Sede sia adeguatamente informata sulle problematiche che affrontano e sulle gioie che vivono” le diverse chiese.

Questo dunque in sintesi sarà il ruolo che Roberto svolgerà nel piccolo Stato del Centro America che porta il nome del Salvatore e che, come tutti gli Stati dell’America Latina, vive una storia travagliata, e una situazione sociale e politica di insicurezza e di grande complessità.

Dalla fine del mese di marzo di quest’anno, infatti, è in vigore un regime di “excepcion”, come viene chiamato in spagnolo lo stato di emergenza, con la sospensione di ogni garanzia costituzionale e la violazione dei diritti umani fondamentali, con migliaia di arresti arbitrari, in particolare tra i giovani, per contrastare le bande criminali alle quali si attribuisce il crescente numero di omicidi che si verificano nel Paese.


Nel Salvador, terra del grande santo e martire Oscar Romero, circa la metà della popolazione è cattolica e si adopera a servizio dei poveri, del bene comune e per uno sviluppo sostenibile dell’economia del Paese.

Momenti toccanti, carichi di significati teologici e spirituali, scandiscono il rito di consacrazione: l’imposizione delle mani da parte del Presidente dell’assemblea e dei circa trenta vescovi concelebranti, l’unzione del capo col sacro crisma, la consegna del libro dei vangeli che per alcuni minuti viene tenuto aperto sul capo del candidato, la consegna dell’anello, della mitra e del pastorale, l’abbraccio di pace e infine, al culmine del rito di consacrazione, l’insediamento, che suscita in Roberto una forte commozione.


Con la mitra sul capo e il pastorale in pugno, viene infatti invitato dal celebrante mons. Parolin, che gli cede il suo posto, a prendere possesso della “cattedra” vescovile e a iniziare così l’esercizio del suo nuovo ministero.

L'abbraccio con il Cardinale Parolin dopo il rito di consacrazione

Nel suo intervento, a conclusione della celebrazione, Roberto ringrazia il Signore a voce alta con le parole del Salmo 116: “Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato? Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore. Adempirò i miei voti al Signore davanti a tutto il suo popolo”.

I suoi sentimenti di gratitudine e di stupore sono sinceri e genuini. Non esita a condividere con i presenti la commozione di fronte a tanta generosità dimostratagli da Papa Francesco, così come il ricordo delle sue notti insonni al pensiero del grande dono ricevuto e della consapevolezza della piccolezza della sua persona, dei suoi limiti e della sua inadeguatezza.

Accolgo l’episcopato con umiltà e mitezza sapendo che a rendermi degno non sono i pochi meriti personali ma il sangue del mio Signore nella sua infinita misericordia”.


Toccanti e cariche di forti emozioni sono anche le parole di gratitudine che riserva al sostituto di Parolin, mons. Edgar Peña Parra:
“Conservo il vivido ricordo del nostro primo incontro a Santa Marta nell’ottobre 2018, ancora convalescente a seguito dell’intervento al cuore che le mani sapienti dei medici del Campus Biomedico avevano effettuato salvandomi la vita. Ero l’ombra di me stesso, eppure vostra eccellenza ha voluto chiamarmi nella sua segreteria particolare. Da parte mia sono convinto che quell’intenso lavoro mi abbia permesso di superare i limiti legati alla fase post operatoria. La ringrazio inoltre per la fraternità e anche per l’allegria con la quale da assessore mi ha accolto tutte le mattine, ma soprattutto per la comunione di vedute e di progetti che si sono concretizzati nel rinnovo della sezione per gli affari generali per renderla più corrispondente ai desiderata del Santo Padre”.

Mons. Edgar Peña Parra

Il modo migliore per completare la descrizione di questo bellissimo quadro dipinto dallo Spirito, con i colori della luce, della gioia e dell’armonia, è meditare sui sentimenti di gratitudine e di affetto espressi da Roberto a conclusione del suo intervento, che mi piace riportare qui integralmente, invitando chi lo desiderasse a “partecipare” all’intera liturgia collegandosi al canale YouTube di Vatican News:


“Ringrazio i Superiori della curia romana, i vescovi presenti, i confratelli nel sacerdozio, la mia famiglia, i parenti, gli amici di sempre, i miei parrocchiani di Piazza Armerina, quanti ho incontrato nel corso del mio servizio diplomatico, alcuni giunti dal Panama e dalla Turchia, gli ufficiali e i dipendenti della Segreteria di Stato, del Governatorato e dei Dicasteri della Curia romana, la comunità di Santa Maria delle Grazie alle Fornaci, tutti insomma, riconoscente per il bene che mi avete donato. Tutta la vita è un realizzarsi del mistero di Dio e incontrarsi non è stata una semplice coincidenza ma una vera e propria Dio-incidenza. È Dio che ci ha fatto incontrare e ha suscitato quella benevolenza che si è concretizzata nell’amabilità e nella cordialità dei nostri rapporti. Abbiamo unito i nostri animi nell’amicizia e nel servizio al Signore e tale unità non potrà essere interrotta dalle distanze chilometriche ma persisterà nel mistero della comunione che quotidianamente accade su tutti gli altari del mondo. In Cristo buon pastore mite e umile di cuore saremo sempre uniti.”


Buon viaggio Roberto! Il 20 gennaio accompagneremo col nostro pensiero il tuo volo verso quella terra lontana e ti saremo vicini ogni giorno con la preghiera perché la tua missione sia feconda e portatrice sempre di dialogo, di pace e di speranza. E, come qualcuno disse a Papa Francesco appena eletto al soglio pontificio, “non dimenticarti dei poveri!”.



Commenti

  1. Presentazione interessante di un sacerdote interessante!

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  2. Da Salvo Patane '
    Ho conosciuto Roberto Cona una trentina di anni fa quando studiava a Catania e ha svolto un anno si servizio nella nostra parrocchia di S.Maria in Ognina.
    Già si intravedeva il futuro sacerdote e le doti che lo avrebbero contraddistinto: semplicità, umiltà, mitezza, tenacia, accoglienza e saggezza.
    Doti che ha sviluppato negli anni passati a Roma e in giro per il mondo.
    Ora la nomina a vescovo nunzio apostolico in Salvador è il giusto sbocco del suo impegno diplomatico per il dialogo, la mediazione e la pace tra i popoli, le culture e le religioni.
    Il Signore e la Madonna lo accompagnino lungo le strade del suo prezioso incarico e gli suggeriscano sempre le iniziative più giuste per rendere presente Cristo e la Chiesa in quell'angolo dell' America Centrale.
    Noi non gli faremo mancare il sostegno delle nostre preghiere.

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  3. Sorprendente dono del Signore.... Non poteva sognare un ruolo diverso, è il massimo. 🙏❤️
    Grazie Roberto per la tua vocazione, anima bella e origini semplici di persona buona. Laura Scorcelletti

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  4. Bello, pieno di affetto, di stima, di idealità condivisa, di gioiosa riconoscenza e di amicizia, il ritratto che ci doni di sua eccellenza Roberto Cona. Grazie Aurora! Sono dispiaciuta per non aver potuto esserci in san Pietro il 2 dicembre scorso. Ringraziamo il Signore per questo uomo che Lui ha chiamato ed eletto e siamo veramente edificati dalla risposta di mons. Cona, "mite ed umile di cuore" , docile all'azione dello Spirito. Prego per la delicata missione che il Papa gli ha affidato come nunzio in Salvador. Ti abbraccio. M.Cristina

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  5. Grazie, carissima Aurora,per come ci hai presentato e fatto conoscere l'anima bella di Monsignor Cona.
    Lo Spirito Santo è con Lui e Lo guiderà nella terra difficile del Salvador con Luce Viva. Filippo Grillo.

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  6. Graxie Aurora! Quanta strada da quel giorno (circa 40 anni fa!) in occasione di una giornata di canto e preghiera con padre Strofald,i un giovane sorridente, semplice e paffuto, si alza e testimonia la sua scelta di dire “si” al Signore che lo chiamava. I disegni di Dio o come dice mons. Cona (ma per me nella memoria semplicemente Roberto..,) le Dio-incidenze. Carmela

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  7. Brava Aurora. La tua descrizione del percorso di vita e di fede di Roberto Cona, è puntuale e magnificamente approfondita. Roberto fu una delle prime persone incontrate all'inizio del mio cammino ecclesiale.
    Per diverso tempo frequentammo Casa Famiglia Puebla a Catania. Lui mi fece conoscere questa bellissima realtà. Fu il mio trampolino di lancio verso un mondo splendido per approfondire il mio cammino di fede e di servizio povero ma sentito.
    Grazie Aurora.
    Silvana.

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