Gentilezza

Vorrei tessere, in questo post, l’elogio della gentilezza, quella virtù così rara e preziosa che, pur nella sua semplicità, dà tanta luce e leggerezza alla nostra vita e fa tanto bene alla nostra salute.

Le persone che la sanno accogliere e manifestare nei loro comportamenti non sono tante.

Eppure essa potrebbe rendere molto più belle le nostre giornate se venisse praticata con maggiore generosità e frequenza.

Molte circostanze mi inducono a formulare dentro di me queste considerazioni.

La nostra quotidianità è intessuta di tante piccole vicende che spesso ci appesantiscono e ci amareggiano per i modi bruschi e scortesi con cui si svolgono.

In ogni ambito della vita sociale, in ogni relazione interpersonale, spesso è la prepotenza, l’arroganza, il menefreghismo a prevalere.


Persone asociali e scorbutiche rivestono funzioni che richiederebbero ben altre qualità.

In particolare, chi è addetto alle pubbliche relazioni, che sia un ufficio o un negozio il suo posto di lavoro, e a maggior ragione chi esercita una funzione pastorale o religiosa, dovrebbe possedere i requisiti minimi della socialità: il sorriso, l’accoglienza, l’ascolto, la disponibilità.

In una sola parola, potremmo dire la gentilezza. Che non è un atteggiamento esteriore, formale, di facciata, falso, ipocrita e adulatore, ma la manifestazione di un sentimento di pace e di solidarietà che si coltiva con sincerità nel proprio cuore.

Sicuramente tutti avremmo una serie di episodi da raccontare in proposito. Comincio io con qualche mia recente esperienza, sperando che anche voi, con i vostri commenti, possiate arricchire con il vostro vissuto questo spazio di condivisione.

Giorni fa ho dimenticato di effettuare un piccolo prelievo in banca per poter pagare il tecnico che sarebbe venuto a fare il bollino blu alla caldaia. Me ne ricordo purtroppo solo un'ora prima del suo arrivo.

Guarda caso, questi controlli a domicilio vengono spesso preceduti dall’avvertimento di un guasto al POS portatile e della necessità del pagamento in contanti

Mi precipito in banca ma, come sempre sfortunata, l’ATM, cioè lo sportello automatico per il prelievo bancomat, mi informa che l’operazione non può essere al momento eseguita


Entro in banca e, dopo avere atteso il mio turno, espongo all’addetta allo sportello il mio problema.

“Lei non è cliente della nostra banca. Non posso aiutarla. Dovrà aspettare il tempo necessario perché io possa ricaricare l’ATM”, mi risponde con tono perentorio e arcigno, senza lasciare alcuno spazio aperto a una possibile mediazione.

Intenzionata, mio malgrado, a rimanere in attesa fuori della banca, faccio in modo che lei si accorga della mia presenza all’esterno, affinché non si dimentichi della mia richiesta e sperando di sollecitare in questo modo un suo più tempestivo intervento.

Per tutta risposta, dopo un quarto d’ora, l’operatrice modifica lo stato dello sportello in modalità “fuori servizio” e chiude l’accesso alla banca.

Non mi resta altro da fare che tornare a casa e chiedere al tecnico, al suo arrivo, di riprogrammare il mio appuntamento.

La vita è fatta spesso di tante circostanze simili, semplici e ordinarie nella loro natura, ma che possono trasformarsi in ostacoli inamovibili e insormontabili.

Ho pensato tutto il giorno a quella donna, al suo volto impassibile e nervoso, alla sua incapacità di empatia e di ascolto, alla sua mancanza di sensibilità e di flessibilità. Probabilmente non avrà una vita serena, mi sono detta. Oppure sarà una persona egoista e centrata solamente su se stessa.


Non ho subito un grave danno, in fondo, da questo suo comportamento. Ma l’amarezza che mi ha lasciato dentro è stata più grande.

Un po’ di gentilezza non costa nulla a nessuno. È una piccola cosa che non disturba i ritmi della nostra vita, che non ci rende più poveri, ma che può regalare a noi stessi e all’altro una goccia di benessere.

Chissà perché non ne siamo sempre capaci! Ho pensato che sicuramente anch’io avrò mancato tante volte di gentilezza, presa dalla fretta o dallo stress. Da quando ho conquistato la profonda libertà interiore che pervade costantemente le mie giornate, mi accorgo di compiere naturalmente tanti gesti di gentilezza, e di vedere crescere ogni giorno la mia serenità.

Basta infatti, a volte, solo un sorriso, un piccolo sforzo di immedesimazione, un semplice gesto di condivisione, per andare incontro a chi è in difficoltà, per appianare ostacoli e colmare distanze che rendono estranee e irraggiungibili le persone.


La gentilezza oggi la si pratica davvero molto poco. Si diventa sempre più indifferenti, estranei, insensibili, aggressivi, senza accorgersi di non essere più, in questo modo, persone.

Un altro episodio, di recente, mi ha interiormente ferito: accorgermi casualmente del trasferimento di una giovane coppia con due bimbi che abitava sul mio stesso pianerottolo, alla quale avevo dimostrato in diversi modi la mia vicinanza e la mia attenzione, con delicatezza e discrezione, evitando ogni intromissione invadente.

Non sentire neppure il bisogno di salutare prima di andare via, è troppo! Non vorrei mai rassegnarmi e abituarmi a comportamenti così superficiali, inaccettabili e inspiegabili! 


Oggi abbiamo tanti strumenti per comunicare. Sarebbe bastato anche solo un semplice messaggio su whatsapp… Non avrei preteso niente di particolare, ma almeno il minimo, quello che ci consente di continuare a sentirci degli esseri umani.

Ecco cos’è la gentilezza: comportarci da veri esseri umani, con sensibilità e nobiltà d’animo, elevandoci dal fango e dalla polvere che calpestiamo, guardando negli occhi le persone per riconoscere nel loro volto la nostra immagine, provare a cogliere le loro emozioni e i loro sentimenti per sintonizzarci sulla loro stessa onda.

L’etimologia della parola “gentilezza” ci viene incontro per comprenderne meglio il significato: dal latino “gentilis”, da gens, gentis, che significa famiglia patrizia, di buona stirpe.

Il termine fa esplicito riferimento alla nobiltà, che col tempo non sarà più intesa solo come acquisizione ereditaria di uno status sociale, ma diventerà una dote umana conquistata attraverso l’esercizio di virtù e di sentimenti elevati, che rendono la persona, per l’appunto, gentile.

In letteratura sarà uno dei contenuti che caratterizzerà la poesia dantesca e del Dolce stil novo: tempi e modi ormai tramontati e troppo distanti dall’odierno sentire comune.


Sono dunque le qualità morali, il garbo, la cortesia, la delicatezza, di cui è dotata la persona, a renderla spiritualmente nobile e superiore rispetto a ogni bassezza e meschinità.

Ci vuole molto poco per essere gentili, ma tanti sono i vantaggi che se ne traggono. 

Un pizzico di gentilezza riesce spesso ad appianare più facilmente le difficoltà, a risolvere i problemi in minor tempo e consente di gestire le diverse situazioni, anche le più complesse, con molta più agilità.

L’essere sgarbati e nervosi comporta invece un grande dispendio di energie, di tempo e di salute, e non sempre produce i risultati attesi e sperati.

Un gesto di gentilezza illumina e rasserena sempre il cuore di chi lo compie e di chi lo riceve.

E non solo il dono di un fiore alla persona amata, ma tanti piccoli gesti di vicinanza e di delicatezza, compiuti anche nei confronti di chi ci è estraneo.


L’automobilista che facilita l’immissione di un’auto in carreggiata; la commessa che saluta con un sorriso il cliente anche quando non acquista nulla; il cittadino in fila al supermercato, con un carrello stracolmo di articoli, che dà la precedenza a chi deve pagare solo un litro di latte; un medico che ascolta con pazienza il suo assistito, che è capace anche di sorridergli e di incoraggiarlo, che risponde con garbo e cortesia alle sue domande; un parroco che va incontro col sorriso a chi gli chiede un documento, un colloquio, un consiglio, dimostrandogli disponibilità e capacità d ascolto… sono tutti piccoli gesti che nella loro gratuità rivelano il bello che si nasconde nell’animo umano e che colora la vita, togliendole quell’alone di grigio che la rende talvolta triste, anonima e pesante.


Persone sagge di tutti i tempi hanno contribuito a diffondere messaggi di fiducia nella gentilezza come stile di vita vincente, elogiandone il valore e la preziosità. 

Mi piace concludere queste mie considerazioni con le loro stesse parole, che ci stimolano a riflettere più profondamente sui nostri comportamenti e a modificarli in meglio.

Sono quattro personaggi, tra tanti che se ne potrebbero citare, che hanno fatto la storia e vi hanno lasciato la loro impronta indelebile: secondo l'ordine delle citazioni, Platone, Esopo, Madre Teresa, Beethoven.

Ludwig van Beethoven

Le loro parole, cucite insieme, ci regalano un messaggio di fiducia ed esprimono un elogio alla gentilezza e a coloro che sanno praticare e regalare questa virtù.

Spero che esse possano imprimere anche in noi il loro segno con chiarezza e incisività e che esso possa rimanere in noi duraturo e contagioso

“Ogni persona che incontri 
sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. 
Sii gentile. Sempre.

Nessun atto di gentilezza, 
per piccolo che sia, è mai sprecato. 

Le parole gentili sono brevi e facili da dire, 
ma la loro eco è eterna.

Io non conosco 
nessun altro segno di superiorità nell’uomo 
che quello di essere gentile.”

Commenti

  1. Cara Aurora, con questo post hai toccato delle corde che nella mia sensibilità vibrano tanto...La Gentilezza è una di quelle atteggiamenti umani che ci fa sentire rinati. Quando incontri una persona gentile ti si apre il cuore e credo che come faccia a me quest'effetto lo faccia anche ad altri. Si tratta di uno di quegli atteggiamenti e modi di essere del comportamento o meglio del portamento, dell'approccio, che più richieda di essere reimbarcato da tutti, me compreso. Ritengo di essere una persona gentile, ma talvolta anche io, me ne rendo conto, mi rapporto con gli altri in maniera brusca e scortese e ciò mi fa male perché me ne rendo conto. Il nostro mondo sempre più di corsa, ci sta facendo perdere la bellezza delle relazioni generative, e la gentilezza è uno di quei modi di relazionarsi che sono generativi.... La gentilezza oggi è diventata una virtù così rara da trovare che un Papa, l'attuale, Francesco, ne tratta in una lettera Enciclica, la sua ultima, Fratelli Tutti. Al n. 224 il Papa scrive, tra l'altro: "Oggi raramente si trovano tempo ed energie disponibili per soffermarsi a trattare bene gli altri, a dire “permesso”, “scusa”, “grazie”. Eppure ogni tanto si presenta il miracolo di una persona gentile, che mette da parte le sue preoccupazioni e le sue urgenze per prestare attenzione, per regalare un sorriso, per dire una parola di stimolo, per rendere possibile uno spazio di ascolto in mezzo a tanta indifferenza. Questo sforzo, vissuto ogni giorno, è capace di creare quella convivenza sana che vince le incomprensioni e previene i conflitti. La pratica della gentilezza non è un particolare secondario né un atteggiamento superficiale o borghese". In un tempo come il nostro in cui non abbiamo più tempo da dedicare a niente e a nessuno, la gentilezza richiede di essere re-insegnata e re-imparata. Se una volta la si imparava a casa dalla mamma che ti rimproverava davanti ad una risposta poco gentile, oggi si deve tornare a fare corsi di bon ton o robe del genere, o comunque dedicare tempo, anche nelle parrocchie e negli oratori (e perché no nei seminari!) a reimbarcare la gentilezza a fare corsi di gentilezza e garbo o semplicemente di buona educazione.
    Giuseppe Raciti

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  2. La mia nonna materna, della quale ho un ricordo vivo è bellissimo, mi aveva insegnato piccolissima una filastrocca che più o meno diceva così: ci vuole così poco a farsi voler bene una parola buona detta quando conviene, un semplice sorriso che ti baleni in viso, un po’ di gentilezza che sia come una carezza.....ecco semplici parole che potrebbero aiutare a vivere meglio e invece ,partendo da questi ultimi giorni della vita politica ,si vede solo arroganza, interesse personale e disprezzo per il bene comune . Grazie Aurora per aver parlato della gentilezza e anche per avermi fatto tornare indietro negli anni.

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  3. Grazie,le tue parole mi arricchiscono.

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  4. La gentilezza va curata, accudita, conquistata. Chiedo spesso, attraverso la preghiera, l'esercizio di questa preziosa virtù che cammina di pari passo con la pazienza e la tolleranza. Ma non sempre mi risulta facile, mettere in atto questo comportamento

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  5. Ciao Aurora, purtroppo sono cose che accadono spesso. In ognuno di noi pesano i fattori ambientali, i condizionamenti e l’educazione che hai ricevuto.
    Se ai bambini si insegnasse a dire per piacere, grazie, prego, scusa e perdono, se sbagliano in modo da sensibilizzarli verso il prossimo, accadrebbero meno casi del genere di cui parli tu . Purtroppo molti genitori sono presi dalla vita frenetica di oggi, si preoccupano ad accompagnare i figli alle varie attività sportive e ludiche e danno di sé un'immagine poco edificante. Si educa non con le parole ma con l'esempio. Se in famiglia non si praticano queste norme, come possiamo pretendere di trovare fuori gentilezza e buone maniere?
    Un abbraccio e grazie. Tina

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  6. Eh, cara Aurora, indubbiamente, puoi capire da te cosa ha suscitato in me questa tua riflessione. La gentilezza.. Che sarà mai sta roba?! Sta roba può essere praticata solo dalle persone che non guardano solamente verso il proprio ombelico. Per essere gentile bisogna uscire dalla propria autoreferenzialità. È l'altro che interessa. È all'altro che chiedi di concederti la sua attenzione... le sue "grazie" il suo "permesso", il suo perdono"scusa". Oggi,oltre a prevalere il NARCISISMO, l'arroganza, la prepotenza, c'è anche una grave carenza nel saper comunicare, nel sapere proporre anche il proprio dissenso, senza ferire o ancor più, uccidere, con le parole. Si, perché le parole possono uccidere lo spirito, possono inaridire e impedire l'apertura dei cuori, Le parole dure e offensive possono impedire al chicco di grano di rinascere e moltiplicarsi, quando la sua morte non è stata naturale, ma provocata dal fuoco di un incendio doloso. Grazie Aurora, i tuoi post sono sempre molto interessanti. Letizia

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  7. Facendo riferimento alla prima foto che hai messa nel Post,mi è venuto in mente che una carissima persona,tante volte mi ha fatto osservare che quando una persona con tono minaccioso punta il dito indice di una mano verso un'altra persona,le altre quattro dita sono piegate verso sé stesso.Significato:Tu accusi,ma le accuse sono rivolte anche verso Te stesso.Come al solito la Tua riflessione sulla gentilezza è molto esaustiva.
    Io mi rendo conto che generalmente riesco ad essere gentile,ma talvolta presento qualche neo perché perdo il controllo.
    Grazie sempre.Filippo Grillo.

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  8. CARMELO SARCIÀ
    I maleducati e gli incivili ci sono sempre stati. Ma oggi la jungla metropolitana ne offre una quantità incalcolabile ed una varietà ricchissima e sempre nuova. Io, per mia abitudine, mi interrogo sempre sulle cause, essendo vano lamentare l'invasività e il disturbo che se ne ricava e non potendosi in alcun modo porvi rimedio o tentare di emendare gente che potrebbe essere capace di qualsiasi stranezza. Bisogna dunque lavorare sull'approccio. Innanzitutto, assecondare costoro come se fossero malati... mai opporre pietismi o impellenti necessità perchè è proprio quello il campo dove essi scatenano i loro livori repressi e la loro sete di apparire potenti (in fin dei conti sono tutti dei Fracchia). Infine è necessario stare nel giusto... guai a pretendere cose da chi sa di avere la ragione dalla sua parte. Infine, a seconda della situazione, del luogo e dell'oggetto della richiesta, è necessario inventare un argomento che comprenda effetti nocivi per l'organizzazione che potrebbero diventare oggetto di reclamo scritto alla Direzione.
    Mx la materia è troppo varia e folta pef ridurne la trattazione in un commento. La categoria oggi più pericolosa è quella di chi guida automezzi su qualsiasi strada. Oltre che essere un pericolo costante, sono la dimostrazione dell'immaturità di un popolo e della incapacità dei Governi di porvi seriamente rimedio. Non è con gli autovelox o con il reato di omicidio stradale che si risolve il problema. Ma con la riorganizzazione a livello centrale dei corsi di scuola guida per il rilascio delle patenti... mediante corsi di laurea breve multidisciplinare controllati dagli enti preposti alla sicurezza in generale, all'infortunistica, all'ospedalizzazione da traumi, al rispetto delle leggi ed alla repressione degli abusi.(C.S.(

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  9. La gentilezza è stata ed è la mia vita; dipende soprattutto dall’educazione ricevuta, da come si è stati educati. Tante volte viene scambiata per semplicioneria. Ma è ciò che contraddistingue gli esseri umani dagli animali, e diventa un gene indelebile per chi l’ha in dote. Ione

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  10. Ciao, cara Aurora. Sono stato una settimana in vacanza nel Cilento, mare bellissimo. La cosa più interessante che mi è capitata, riallacciandomi al tuo post sulla gentilezza, è stata la conoscenza di una signora titolare dello stabilimento dove andavamo anche a mangiare. La suddetta signora di nome Maria Grazia, la potevi trovare a servire i caffè al bar, rispondere alle prenotazioni telefoniche, servire i tavoli a pranzo, in cucina a preparare i pasti, insomma dappertutto, ci domandavano come facesse. Vedevamo che lavorava troppo, ma sempre con il sorriso sulle labbra, aveva sempre una parola buona per tutti, specialmente per mia figlia. Ebbene di questa vacanza ricorderò sempre, sì il bellissimo mare, il mangiare ottimo, ma non scorderò mai la meravigliosa gentilezza di questa piccola signora Maria Grazia che ci ha accolto col suo sorriso meraviglioso nonostante le chiare difficoltà.
    Angelo Fossa

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  11. La gentilezza è l’esternazione di una ricchezza interiore innata, trasmessa o anche conquistata con impegno nel tempo, che permette di manifestare, senza alcuno sforzo e spontaneamente, anche altri comportamenti, quali la capacità di ascoltare e accogliere, la generosità, l’altruismo, la solidarietà e l’amorevolezza.
    Ne consegue che donare beni, sia materiali che immateriali, come anche donarsi e saper ricevere, presuppongono la sussistenza di tale ricchezza interiore, quale “conditio sine qua non” del convivere, in mancanza della quale si osservano atteggiamenti egoistici, gesti di prepotenza, deliri di onnipotenza.
    Gli artefici di tali atteggiamenti non sono che vittime di un "io" selvaggio, che concede loro soltanto chiusura, inimicizia, solitudine, smarrimento, angoscia.
    In alcuni casi, il modo docile di porsi nei confronti di tali soggetti potrebbe miracolosamente sgonfiare il pallone della loro superbia, in altri a nulla serve sprecare le proprie energie positive.
    Ciao
    Alida ❤️

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  12. Questo nuovo post sulla " gentilezza" ha coinvolto tanti amici.
    Effettivamente è una qualità primaria della persona.
    Aiuta a stare bene con se stessi e con gli altri.
    Si riceve in famiglia e si coltiva a scuola e nella vita quotidiana.
    È un " modus vivendi". Difficilmente si riesce ad essere
    "gentili" , se non lo si è " dentro",
    " nel profondo " del nostro animo.
    Ce ne accorgiamo se uno " recita" la parte!
    Il mondo attuale ha sempre più bisogno di " gentilezza" in ogni sua espressione.

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