L'amica ritrovata

 

Compagne di banco, dalla terza media all’ultimo anno del liceo, e poi partecipi della stessa esperienza ecclesiale per più di tre lustri, ci eravamo perse di vista per moltissimi anni.

Le nostre strade si erano improvvisamente divise.

Errori, incomprensioni, silenzi, ostacoli di ogni genere, di cui siamo state più che artefici vittime, ci hanno allontanato inevitabilmente, generando ferite profonde e distanze incolmabili.

Quando però un’amicizia è vera e i cuori sono liberi da pregiudizi, astio e risentimento, essa è capace di superare le prove del tempo e dello spazio, e rimane intatta, anche dopo lunghe interruzioni.

Sentivo da tempo di aver lasciato qualcosa in sospeso nella mia vita e che avrei potuto prendere l’iniziativa per rimetterla in moto.

Così è bastato andare alla ricerca di un numero di cellulare e inviare un breve messaggio su whatsapp, per ricevere dopo appena 60 secondi una risposta di accoglienza gioiosa, seguita da una lunghissima telefonata e dal riavvio di una reciproca frequentazione, tesa ogni volta a colmare, con la narrazione della nostra vita, il vuoto che si era interposto tra le nostre persone.


Che sorpresa e che gioia incontrarci nelle nostre rispettive case.
La sua, piena di mamme giovani e di bimbi che giocano, corrono e si attaccano alle tue gambe ridendo.
La mia, piccolo bilocale pieno di luce, di fiori, di serenità e di tanta creatività.

E poi tanti ricordi, tante confidenze, tante domande, e il racconto dei tanti passi importanti e decisivi per un futuro nuovo e luminoso.

Dalle sue parole affiora la bellezza di un cammino che ha corroborato in lei, passo dopo passo, una personalità intraprendente, generosa, accogliente, dedita totalmente agli altri, dimentica di sé.

Paola Lamartina è il suo nome. Laureata in Lettere classiche, vincitrice di concorso, lascia tutto per dedicare la sua vita agli altri.


È una donna piccola, umile, che ama passare inosservata, che non cerca primi posti e notorietà, tanto che mi è stato davvero difficile reperire sul web qualche sua foto.

Ma è anche una persona forte, determinata, coraggiosa, animata da un solo pensiero: servire i poveri e farli sentire amati.

Questo è stato sempre il suo tratto distintivo, iscritto nel suo DNA, da quando eravamo compagne di scuola e mi copriva di attenzioni e di piccoli doni, conoscendo le condizioni economiche non troppo agiate della mia famiglia.

Andare a scovare i poveri nelle loro case, per accudirli e abbracciarli, era la sua preoccupazione quotidiana, mentre frequentavamo insieme la stessa comunità a Catania.


Era una sete interiore, profonda, che non poteva mettere a tacere, nonostante attorno a lei si scavasse un fossato sempre più profondo di incomprensione e di solitudine.

Troppo scomodi e impegnativi i poveri perché possa farsene carico chi li considera solo un peso!

Ma quando un sogno viene dall’alto e dal profondo, a nulla serve coartarlo, svilirlo, ostacolarlo, umiliarlo. Perché inevitabilmente continua a crescere, fino a diventare una forza incontenibile e prorompente.

Come una farfalla impigliata che districandosi da ogni intralcio riesce a volare, come un uccellino prigioniero in una gabbia che trovata una feritoia riesce a liberarsi e a spiccare il volo, così anche per lei giunge il momento della liberazione da ostacoli e catene che le impediscono di correre.

Ed ecco a Roma concretizzarsi il suo grande sogno, coltivato giorno dopo giorno, andando, con sguardo vigile e premuroso, alla ricerca dei più poveri, a partire dai senza fissa dimora della Stazione Tiburtina.

Ed è così che una barbona diventa la sua prima compagna di cammino e di casa.


Fino a quando un’emergenza non cercata mette sulla sua strada una mamma col suo bimbo alla ricerca di un porto sicuro, dove trovare sostegno e speranza.

Così ha inizio la sua nuova avventura che la rende “madre” di tantissimi bambini, spesso senza famiglia, e “sorella” di centinaia di mamme abbandonate, sfruttate, detenute, malate, vittime di violenze e povertà ...

Una storia che ha dell’incredibile e del miracoloso perché tradisce in ogni suo passaggio la presenza e l’azione dello Spirito che riempie dei suoi doni, ispira, guida, sostiene, alimenta chi si pone gratuitamente e totalmente a servizio degli altri.

È stato istintivo per me pensarla come una “Madre Teresa di Calcutta” italiana, anche lei “mamma” di tanti bambini abbandonati e poveri, che abbracciava, nutriva, stringeva tra le sue braccia, accudiva, curava...

Volontarie che si prendono cura di un bimbo accolto

La camera di Paola è piena di mille foto di bambini, di tutte le età e di tanti popoli, che nel corso degli anni sono passati dalla sua casa, sono stati stretti tra le sue braccia, sono stati da lei cresciuti, amati, seguiti, fino ad essere accompagnati, se privi di una mamma, al passo più importante e definitivo: l’accoglienza in una famiglia di adozione, per una stabilità affettiva e la garanzia di un futuro, non senza la sofferenza lacerante del distacco, camuffata dietro un grande sorriso, per dare ai bambini la forza e la libertà di andare.


Di tutti ricorda nomi, problematiche, difficoltà condivise, soluzioni trovate.


Ain Karim è il nome con cui è stata battezzata la prima casa e l'Associazione che la sostiene e che da essa è scaturita. 


Paola all'ingresso della sede di Ain Karim

È il nome stesso della località in cui il vangelo colloca la visitazione, e cioè l’incontro tra due donne incinte, Maria di Nazareth e la cugina Elisabetta, che si abbracciano e permettono con il loro sì che si realizzi nella storia un grande mistero.

La sua sede è a Roma, in via Galla Placidia 63, guarda caso accanto al monastero claustrale della Visitazione, di cui ha preso in affitto la foresteria.

La chiesa del Monastero della Visitazione

Anche questa strana coincidenza, di sapore evangelico, era prevista nel progetto di Dio!

Il 28 maggio ha compiuto 25 anni questa realtà straordinaria, chiamata “casa famiglia diffusa”, perché “disseminata” in diversi punti del quartiere tiburtino e in altre zone della città.

Giuseppe Marciante, oggi Vescovo a Cefalù, ha presieduto la celebrazione di questo importante anniversario, nella parrocchia San Romano della Capitale, dove è stato parroco per 20 anni.


È lui che ha sostenuto e accompagnato, sin dal suo concepimento, questa grande opera ispirata e guidata dallo Spirito.

Attualmente Ain Karim ha al suo attivo cinque case famiglia di prima accoglienza. Tutte portano nomi di località bibliche: Ain Karim, Sichem, Betel, Siloe e Nazareth. Le prime tre accolgono mamme con bambini; la quarta, bambini allontanati dai genitori; la quinta, adolescenti e minori in attesa di provvedimenti di affido. 

A esse si affiancano dodici appartamenti in affitto, che ospitano ciascuno due nuclei monoparentali, per un passaggio graduale verso l’autonomia.

Visitando il sito internet http://www.ainkarim.it è possibile conoscere l’esperienza nel dettaglio. Molto esplicativo è in particolare il video riportato sul sito e reperibile anche su YouTube all'indirizzo https://youtu.be/2JPV7pT_kBM realizzato con le testimonianze degli ospiti e degli operatori di Ain Karim

Una famiglia numerosissima quella accolta finora, grazie a una dedizione premurosa e incondizionata: 600 mamme e 1200 bambini, aiutati a crescere e a ritrovare la loro strada per continuare a vivere serenamente e a sorridere.


Ad Ain Karim sono le persone a contare, non il successo dell’iniziativa.

Qui, nonostante la complessità delle situazioni che ciascuno vive, si respira aria di serenità, di gioia, di armonia, non nervosismo, ansietà, sete di arrivismo.


Tanti i volontari, gli operatori, gli esperti che sostengono questa realtà, che condividono impegni e responsabilità, che si fanno carico non solo dei bisogni primari di ciascuno, ma che organizzano anche giochi, laboratori creativi, biblioteca e corsi di lettura, attività sportiva, viaggi, vacanze al mare e in montagna ... con l'attenzione alla pienezza arricchente della vita. Fino a preoccuparsi di garantire ad ognuno anche percorsi di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro.






Una lunga cordata di amici è cresciuta dalla condivisione di questo sogno, alimentando in Paola la fiducia e la determinazione nell’andare avanti. Primo tra tutti Giuseppe, amico, prete, vero pastore, vescovo.

Non è un progetto nato su carta, quindi, ma una vita condivisa, scaturita da un cuore sensibile che conosce la compassione come capacità di fare proprie le gioie e le sofferenze degli altri.

La cappella di Ain Karim, con le 5 icone che portano i nomi delle 5 case

Persone e storie come questa sono piante verdi forti e ben radicate, che nessuno può estirpare, sono fiori straordinari che sbocciano anche nel deserto, tra le spine, tra le rocce, in mezzo al fango delle paludi. Perché la vita e l’amore sono più forti della maldicenza e del discredito.

Dalle parole di Paola, scritte sul libretto pubblicato per il venticinquesimo di Ain Karim, è questo che emerge, insieme alla sua fede profonda, al suo coraggio, al suo amore per gli altri.

Libretto pubblicato in occasione del 25° di Ain Karim

Chiudo con una speranza questa mia narrazione: che il mio stupore contagi anche  voi che leggete, facendovi nascere nel cuore il desiderio di incontrare e conoscere direttamente questa realtà e la persona che, con la sua donazione, ha reso possibile e visibile così tanta bellezza.

Commenti

  1. che bellissima storia! Paola me la ricordo bene! È proprio coraggiosa!

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  2. Se l’amicizia è vera e profonda non ha paura del tempo, riemerge ed è come se ci si fosse lasciati pochi giorni prima anche se possono essere passati degli anni.
    Sono contenta che hai potuto ritrovare questa tua amica, che da come la descrivi è una persona veramente speciale,

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  3. Chi cerca trova,frase molto bella.Tu con la Tua determinazione, pazienza e desiderio di riannodare un legame cercato da tanto tempo.hai trovato quello che il Tuo cuore desiderava nell' inconscio.Bellissima storia,e bellissimo anche il Tuo modo di esporre.Grazie assai, carissima Aurora.
    Filippo Grillo.

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  4. Bellissima storia! Grazie Aurora! Daniela Latini

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  5. Bellissima la descrizione della testimonianza dell'amore di Paola per i poveri. Accende bei ricordi in chi l'ha conosciuta e in chi indirettamente ha ricevuto in campo testimonianze del suo operato. Mi chiedo perché inquinare e forse "strumentalizzare" questo racconto con insinuazioni subdole, screditanti nei confronti di altre realtà....per quale scopo? Per perseguire quale Bene? Come sono vere davanti a questo racconto le parole del Vangelo: Il grano cresce insieme alla zizzania... ( Cf. Mt 13,24-30)

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    1. Premesso che, obiettivamente, nel post della cara Aurora non sembra esservi traccia di “inquinamento o strumentalizzazione del racconto”, sicuramente sono presenti, non “insinuazioni subdole o screditanti”, ma segnalazioni doverose “nei confronti di altre realtà”, realtà che probabilmente, come si evince dalle tue stesse parole, tu conosci molto bene.
      Ciao
      ❤️ Alida

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  6. Non posso fare a meno, per amore di verità, di rispondere a questo ultimo commento, poiché sono direttamente chiamata in causa con modalità ed espressioni, a dir poco, offensive. Commenti come questo non meriterebbero una risposta. Sono parole che si commentano da sole, su cui stendere un velo pietoso.
    Esprimo tuttavia il mio pensiero, sintetizzandolo in 4 punti:

    1. L’anonimato non è mai il modo migliore per esprimere i propri punti di vista, specie quando si è in dissenso con l’interlocutore. Bisognerebbe avere il coraggio di metterci la faccia, firmando il proprio commento. Il blog, che è luogo di dialogo sereno e costruttivo, non accetta commenti anonimi, a meno che non siano firmati o il suo autore non mi avverta con messaggio su whatsapp.
    2. Il post non è un romanzo ma il racconto di una storia vera e sofferta, di cui la sottoscritta è venuta a conoscenza nel corso di numerose ore di dialogo con l’interessata. Nel sintetizzarla, scrivendo questo post, ho accennato, e velatamente, solo ad alcune delle tante difficoltà e amarezze vissute in passato dalla protagonista.
    3. Il modo migliore per capire la realtà (ammesso che sia questo il problema del/della commentatore/trice anonimo/a e la sua non sia piuttosto solo una pretesa di censura) è semplicissimo. Basterebbe incontrare personalmente Paola, come ho fatto io. Solo lei è la fonte per accertare se le mie parole sono “insinuazioni subdole” che “inquinano” e “strumentalizzano” il racconto o corrispondono alla realtà. Sembrerebbe che chi scrive la conosca di persona. Ma probabilmente di lei ha solo ricordi lontani e un po’ sfocati. Sarebbe un’ottima opportunità prendere l’iniziativa di incontrarla per conoscere la sua vicenda umana e il suo operato direttamente, e non solo per interposta persona.
    4. A proposito di strumentalizzazione, infine, consiglierei allo/a scrivente di non usare il vangelo per colpire e insultare le persone, ma di leggerlo per fare piuttosto un sincero esame di coscienza sul proprio presente e sul proprio passato. Saluti! Aurora Sarcià

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  7. Aurora, mi fa piacere che tu abbia risposto al commento precedente che,leggendolo, mi aveva lasciata sbigottita e incredula. Non capivo cosa fosse questa “ strumentalizzazione”.La storia di Paola e delle tante donne che in questi anni aveva salvato è così bella e ricca di umanità che il commento finale sembrava questo una vera strumentalizzazione. Ti ringrazio della precisazione, che ha rimesso le cose nella giusta prospettiva. In futuro sarei molto contenta di conoscere Paola e la sua realtà. Sandra

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  8. Aurora, complimenti per il post e grazie di averci fatto partecipi di tanto bene di cui non è da tutti essere capaci; per prima io non lo sono ancora ....
    ❤️ Alida

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  9. Bellissimo racconto di un'esperienza di vita di una persona particolarmente illuminata che riesce a trasformare bisogni, difficoltà, tristezza in miglioramento delle situazioni, in affetto, in gioia. Grazie per averci fatto conoscere queste esperienze di speranza

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  10. Le scelte e la storia di Paola toccano le corde del cuore per la genuinità e la radicalità che le contraddistinguono. Il Vangelo interroga e sprona, lancia in avanti e fa saltare nel buio... se sai coglierne le pro-vocazioni la tua vita cambia nel profondo, la provvidenza si fa spazio, il Vangelo s'incarna tra le pieghe della storia e diventa "segno di contraddizijone" per tutti, soprattutto per chi vuole addolcirlo limitandone la forza dirompente e rivoluzionaria e incatenandolo alle proprie piccole visioni.
    Grazie Aurora per aver dato voce alla storia di Paola. Una voce che non è per la vanagloria della protagonista, né per mettere il dopo (la realizzazione del sogno) contro il prima (l'ostacolo a un'idea evangelica. Il prima, purtroppo, non ha saputo cogliere la novità né in questa scelta né in altre scelte. Questo è un dato di fatto. A cosa serve adesso, di fronte a un bellissimo racconto in occasione di un importante anniversario, venticinque anni di vita donata realmente e concretamente ai poveri, fare polemica? Caro/a anonimo/a non serve a nulla! Siamo di fronte a un'esperienza dal chiaro sapore evangelico, non c'è dubbio, anche se con i limiti umani di ognuno. Aurora ha raccontato una storia bella e colma di amore per i poveri, che aiuta a interrogarsi e a porre segni di speranza, a cosa serve attaccare, citare in modo provocatorio il Vangelo, parlare di strumentalizzazione e poi celarsi dietro l'anonimato, proprio come farebbe chi semina zizzazia? Questa storia e altre ancora vanno raccontate per rendere onore allo Spirito che soffia dove vuole e come vuole e fa sbocciare fiori meravigliosi da rami ritenuti inopportuni. Il silenzio e la censura non fanno bene a nessuno, quando si capirà?
    Sollecito Aurora ad andare in cerca di queste storie (ce ne sono a miriadi nella storia passata e presente della comunità cristiana) e a dar voce a sofferenze vissute e gioie conquistate. Quando un cammino abbracciato con amore s'interrompe a causa di un sogno che non trova spazio il dolore e il senso di fallimento sono immensi, come immensi saranno poi la gioia e il senso di compiuto che si vive quando la mano di Dio ti conduce verso nuove strade dove il sogno accarezzato diventa realtà. Anche Madre Teesa di Calcutta ha avuto un prima e un dopo. Invece di mettere in antitesi armata il prima e il dopo perché non si creano percorsi di ascolto, di riconciliazione, di pace? In fondo, alla fine, operiamo tutti per diffondere il Vangelo dell'Amore. O no?
    Grazia Le Mura

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  11. Parole bellissime.Grazie Sandra

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  12. Mi sento piccolo piccolo davanti a testimoni della fede come Paola Lamartina e Grazia Le Mura.
    E , attraverso il tuo post , ho conosciuto l'attività di questi ultimi 25 anni di Paola. Un'attività non da "battitrice libera" , ma da sorella innamorata di Gesù Cristo e guidata nel suo agire dallo Spirito Santo . Anche sotto le spoglie umane di don Giuseppe Marciante.
    Mi riprometto di rileggere con calma quanto ha scritto Aurora e di documentarmi per saperne di più.
    Grazie per la ricchezza di bene che ci allarga il cuore e contrasta con il dilagare del male.

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  13. Un caro saluto ad Aurora, Paola e Grazia, che vedo ancora unite nell'affetto, nell'amicizia e nella fede. Bei ricordi che nutrono lo spirito per impegni nel presente, verso il Regno. Fulvio De Giorgi

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  14. Oggi ho sentito il bisogno di rileggere questo post, perché come quello che riguarda Grazia, parla anch’esso di un progetto di missione.
    Ma in questo caso la missione si gioca in patria e la missione in patria potrebbe richiedere maggior sacrificio, nel senso che, non è certo il caso di Grazia, ma la riflessione viene spontanea, partire potrebbe significare fuga dalla propria realtà e ricerca di libertà, mentre, al contrario, restare potrebbe significare riconoscere la croce pronta dietro l'angolo e accettarla con gioia.
    Per questo mi complimento con Paola, per la magnificenza del suo progetto che intriga e affascina.
    Certa che questa era la strada che più di ogni altra desiderava intraprendere e percorrere, Paola ha saputo cogliere le esigenze presenti nella nostra terra, interpretare i bisogni degli ultimi che ci vivono accanto e che il più delle volte fingiamo di non vedere, è riuscita ad avviare e portare avanti in prima persona diversi progetti in diverse tappe, nonostante tutte le difficoltà che sicuramente avrà incontrato.
    Anche la sua vita deve essere esempio per tutti noi.
    Ciao
    Alida ❤️


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