Nuovi santi

Domenica 15 maggio Papa Francesco proclamerà santi dieci nuovi beati. L’elenco dei santi diventa così ancora più lungo e nutrito. A partire dal XVI secolo a oggi, i santi del calendario romano arriverebbero a 1726.

Lungo la storia le canonizzazioni hanno avuto un decorso irregolare: in 386 anni, dal 1592 al 1978, i nuovi santi sono stati solo 302, mentre dal 1978 al 2019, in soli 41 anni, sono stati ben 1424.

Durante il suo lungo pontificato, Giovanni Paolo II ha proclamato 482 nuovi santi. Benedetto XVI in otto anni 44. Francesco addirittura ne ha già canonizzati ben 898, stando ai dati del Vaticano aggiornati al 2019.

Ma va precisato che molte canonizzazioni sono riferite a gruppi di decine o centinaia di martiri delle persecuzioni di massa. Francesco ne ha canonizzati in una sola volta 800. Sono i martiri di Otranto, uccisi dai turchi durante la guerra contro la città avvenuta nel 1480.

Madre Teresa di Calcutta, canonizzata da Papa Francesco il 4 settembre 2016
Tutti gli istituti religiosi inoltre farebbero e fanno i salti mortali per vedere riconosciuto santo il proprio fondatore, anche per accrescere il loro prestigio e la loro notorietà. Questo spiega il gran numero di preti religiosi e suore canonizzati. Ma solo Dio, che conosce i cuori e i segreti degli uomini, sa quanti e quali siano i veri santi del passato e di oggi, compresi quelli viventi che ancora camminano al nostro fianco, nell’anonimato e nell’ombra. Tra i nuovi santi che proclamerà Papa Francesco domenica prossima, quasi tutti ancora una volta preti e suore, uno si distacca dal cliché ordinario della santità e per questo attira in modo particolare la mia attenzione.

È un laico, di origini induiste, appartenente a un’alta casta, vissuto nel 1700, sposato, ricco, istruito, funzionario del re di Travancore, un paese a sud dell’India, convertitosi casualmente al cristianesimo e che ha professato con coraggio la sua fede fino al martirio, a cui è stato condannato per apostasia. 


Nilam era il suo nome indù, Lazzaro da battezzato. 

La devozione per la sua persona si diffonde subito dopo la sua morte tra il popolo, impressionato dalle persecuzioni e dalle sofferenze che il martire aveva subito per tre lunghi anni e che lo avevano annientato.

Oggi la sua canonizzazione conferma la verità del detto popolare “voce di popolo, voce di Dio”. 

La storia di Nilam-Lazzaro, sebbene risalga a tre secoli fa, è più attuale e contemporanea di tante altre storie di santi che sono vissuti in epoche più recenti, ed è più in sintonia con la nuova concezione di santità promossa dal Concilio Vaticano II, un evento storico che ha operato una profonda trasformazione nel pensiero e nella prassi della Chiesa, a partire dal concepimento di una nuova ecclesiologia, più fedele al Vangelo e alla chiesa delle origini, e che ha diffuso anche una nuova visione di santità.
La Lumen gentium, la costituzione del Vaticano II sulla Chiesa, dedica l’intero quinto capitolo alla “universale vocazione alla santità”, affermando una verità rivoluzionaria: non sono solo pochi privilegiati ad avere accesso alla santità, ma tutti i battezzati, indipendentemente dal loro stato di vita.

Apertura del Concilio Vaticano II, 11 ottobre 1962

Ogni laico, quindi, e non soltanto chi è consacrato, può aspirare alla santità, pur vivendo strettamente in relazione con la realtà mondana e secolare. Perché non è la fuga dal mondo a rendere santi.

Per di più, la santità in passato richiamava alla mente immagini tetre e mortificanti quasi fine a se stesse, legate a una religiosità di stampo medievale: monasteri, conventi, rinunce, cilici, fustigazioni, umiliazioni, sacrifici, persecuzioni...

Oggi, grazie al Concilio e a una lettura della fede più ancorata al Vangelo, ci siamo appropriati di un’idea più luminosa di santità, apportatrice di gioia, di pienezza di vita, fondata sul dono di sé, sull’amore per gli altri, sul servizio disinteressato, sulla solidarietà e la condivisione con i più poveri.

Una mamma che dà la vita per i propri figli o che accoglie con fiducia un bimbo disabile e lo cresce con amore; un figlio che si prende cura dei suoi genitori anziani con pazienza e amorevolezza; un medico che dedica la sua esistenza a chi soffre e lo cura con profondo rispetto ed empatia; un educatore che affianca giovani e adolescenti nel disagio e indica loro una strada per crescere e realizzarsi; un politico che si pone a servizio disinteressato del suo popolo, lottando per la giustizia e i diritti della sua gente  ... sono questi solo alcuni degli esempi in cui possono fiorire e maturare semi e percorsi di santità.

Giuseppe Moscati, medico, canonizzato da Giovanni Paolo II nel 1997

Tuttavia, non credo che la novità del Concilio sia stata fino a oggi del tutto accolta e assimilata. La canonizzazione, infatti, dipende ancora dall'esercizio eroico delle virtù cristiane e dall'accertamento del compimento di un miracolo, quando il Concilio parla di santità come condizione di vita ordinaria, pur nella straordinarietà degli effetti, che non è detto debbano coincidere con il miracolo della guarigione fisica. Esistono guarigioni interiori, infatti, che possiedono lo stesso il requisito della straordinarietà. 

Sogno quindi una Chiesa in cui i processi di canonizzazione siano sostituiti dall'apprezzamento e dal riconoscimento dei comportamenti esemplari dei nostri contemporanei che si distinguono per la loro fedeltà al vangelo e per la generosa e gioiosa donazione della loro vita, anche prima che raggiungano il regno dei cieli.

E, paradossalmente, di santi di questo genere, ce ne sono tanti anche fuori dalla Chiesa, persone che inconsapevolmente vivono il vangelo con maggiore radicalità e coerenza di tanti cristiani. Attorno a Cristo, in paradiso, li incontreremo, se avremo la grazia di entrarci anche noi.
 

Tutti possono quindi perseguire la santità. Là dove si svolge la propria esistenza: in famiglia, a lavoro, nel proprio condominio, nelle relazioni di amicizia, in politica, in ogni ambito della vita sociale, culturale, economica del Paese.

La santità cresce in ogni persona come dono di Dio. È la presenza stessa di Dio che si fa dono e prende dimora nell’uomo, che riempie di senso la sua vita, la arricchisce, impreziosisce le sue relazioni e ogni sua iniziativa.

Più quindi diamo spazio in noi alla presenza di Dio, più cresce la nostra santità.

È dunque un percorso che procede non per via di sottrazioni, di rinunce, di impoverimento della nostra umanità, ma, al contrario, attraverso un’abbondante cascata di grazia e di benedizioni che ci vengono elargite man mano che ci apriamo all’accoglienza di Dio, che ci viene incontro nelle più disparate situazioni della nostra quotidianità.

La santità dunque non dipende dai meriti dell’uomo, dalle sue capacità, dai suoi sforzi. Non è un titolo da conseguire sostenendo studi teologici specialistici. Non è l’apice di una carriera ecclesiastica che consente di collezionare titoli e ruoli di prestigio. La santità è piuttosto un dono gratuito di Dio, come la fede. È la chiamata a una amicizia profonda con lui, accessibile a tutti, nessuno escluso.

È la possibilità, concessa a ogni persona, di mettersi alla sequela di Cristo nella quotidianità, aderendo col cuore e con la vita al suo vangelo e rendendolo visibile agli altri, più che con le parole, con i propri comportamenti.

A questo servono i santi riconosciuti dalla Chiesa: a ricordare a tutti che è possibile percorrere questa strada, che è la sola a regalarci pienezza di vita.

Commenti

  1. Il nostro mondo è pieno di miriadi di santi anonimi che non saliranno mai agli onori degli altari né faranno bella mostra sui calendari. Santi della porta accanto che vivono in mezzo a stenti, malattie e solitudini.
    Il Signore si è autodefinito " la via" per eccellenza.
    I santi rappresentano una segnaletica stradale per giungere a Dio.
    Ognuno di noi può tendere alla santità.
    Nel senso di seguire la Parola, di sforzarsi di compiere meno errori possibile.
    Di impegnarsi per gli altri, di contribuire a costruire un mondo migliore.
    Dobbiamo costituire quella goccia che arricchisce il mare del bene silenzioso.
    E contrasta il dilagare del male rumoroso.

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  2. Ogni volta che accade qualcosa di miracoloso, un fatto catalogato come un’apparente coincidenza, preceduto da preghiere e invocazioni ad Enti ben precisi, non necessariamente canonizzati, ma spesso membri della propria famiglia, vissuti nella santità da vivi, immolati dal destino e dalla fede, votati al sacrificio e alla donazione di sé, si tende ad escludere che il fatto miracoloso possa essere veramente un miracolo del Signore, avvenuto per intercessione del defunto cui ci si è rivolti e quindi accettato come tale e proclamato. Giocano su queste soluzioni di comodo il rispetto umano, il timore di cadere nel ridicolo, la quasi certezza che non solo gli Avvocati del Diavolo, ma le Commissioni compatte reputeranno le semplici testimonianze portate, al pari di insistenze interessate o di allucinazioni personali, se non addirittura di tracotanti pretese prive di ogni fondamento. E’ così che una folta schiera di persone, vissute nel martirio della famiglia, del coniuge, dei numerosi figli, del lavoro senza limiti, della malattia, oggi si trovino nella gloria di Dio, silenziosamente, come silenziosa è stata la loro vita e nessuno tra i viventi ne conosce il valore, né indirizza ad essi venerazione e preghiere di intercessione. E’ questo il caso della nostra amata Mamma Anna; ne sono convinto. Anche perché sono stato io stesso testimone di un miracolo impossibile, avvenuto all’improvviso ed inaspettatamente, dopo circa 15 anni di interminabili episodi che avevano causato sofferenze e danni a me ed alla mia famiglia e di preghiere congiunte a Gesù Cristo ed alla Mamma. Io non so quanti di noi figli possono avere avuto la contezza della santità di nostra Madre, né quanti di noi figli le abbiano rivolto un pensiero grato ed una preghiera, spinti dalla fede nel Credo dei nostri Padri, dalle prove cui è stata sottoposta ed a cui hanno assistito quotidianamente per anni e nella certezza che la vita delle anime sante, pur non del tutto comprensibile agli umani, possa in effetti sovrastare tutto ciò che si lega al terreno ed al sensoriale umano. Il Segno tangibile è giunto, tra l’altro, nel giorno del suo onomastico, il 26 luglio, data di stipula di un contratto notarile di vendita prodotto quando si erano perse le speranze che potesse interrompersi la lunghissima catena di malefici diabolici scatenati addirittura “in cambio” di un perdono magistrale e dell’offerta di una opportunità impegnativa e fattuale di accoglienza materiale ed affettiva, nel nome del Signore. All’epoca militavo, quale “responsabile”, nelle fila del Movimento dei Cursillos di Cristianità ed era stato per me un privilegio avere avuto l’opportunità di evangelizzare, riferendo ai nuovi adepti che perdonare era possibile. 15 anni sono meno di un attimo di fronte all’eternità e credo che alla nostra Mamma, Beata tra i Santi, sia stato sufficiente un attimo per farsi ascoltare dall’Onnipotente.

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