Jesus Christ Superstar

 

Giovane, attuale, moderno, intramontabile: così possiamo definire il musical che ci fa rivivere gli ultimi giorni della vita di Gesù, realizzato come album da A. L. Webber (con i testi di Tim Rice) nel 1970 e trasformato in film da Norman Jewison tre anni dopo, e in scena in questi giorni al Sistina di Roma, diretto da Massimo Romeo Piparo. 

Una boccata d’aria pura in un momento così  difficile e tormentato.

I suoi 52 anni di età se li porta proprio bene! La sua colonna sonora continua ad appassionare platee straripanti di spettatori, ammaliati dal ritmo travolgente del rock. 

Un rock che affascina e trascina spettatori di tutte le età. 

Un rock vincente e avvincente, quello migliore, perché non è solo musica graffiante, che fa rumore e stordisce, ma è melodia e armonia coinvolgente, che lascia un solco nel cuore e che ritorna di continuo alla mente come sottofondo inseparabile della vicenda umana di Gesù che il musical racconta.

Una volta erano le sacre rappresentazioni a mettere in scena i misteri della fede  cristiana.

Una delle tante attuali sacre rappresentazioni della Passione di Gesù

Compagnie di attori giravano di paese in paese, di piazza in piazza, per divulgare il messaggio evangelico e istruire le folle che non avevano altre vie di accesso alla cultura.

La drammatizzazione, la musica, la recitazione, così come le arti figurative, sono state sempre un prezioso veicolo di divulgazione culturale e religiosa in mezzo al popolo.

Ma il ricorso alla musica rock, agli inizi degli anni 70, per descrivere la condanna e la passione di Gesù, è apparso allora come una sorta di blasfemia, assolutamente inopportuna, impropria e scandalosa.

In fondo, però, anche questa è una sacra rappresentazione. Cambia il genere musicale, come cambiano gli stili di vita e i linguaggi nel volgere dei tempi. Ma è la stessa storia sacra a essere rappresentata e rivissuta dal popolo che vi assiste con piena partecipazione.

E proprio questo linguaggio musicale, così estroso e dirompente, riesce a rendere intramontabile questa insolita “sacra rappresentazione” che si è così affermata nel corso dei decenni da renderla un’icona altamente espressiva ed eloquente delle vicende evangeliche che racconta. 


La scelta musicale si addice perfettamente all’immagine di Gesù che il regista mette in scena, uomo rivoluzionario, più che figlio di Dio, un Gesù fuori da ogni schema, con tutte le sue passioni, i suoi sentimenti, le sue paure, le sue delusioni, le sue domande, le sue debolezze, la sua angoscia di fronte alla morte.

E questa profonda umanità, che emerge anche da tutti gli altri personaggi, è il vero segreto del successo di Jesus Christ Superstar. 

Un filo nero che serpeggia dietro le quinte della storia è l’idea che un destino inderogabile debba compiersi e che nessuno agisca in piena libertà.

Una sorta di predestinazione imprigiona i personaggi che sono determinati da una volontà superiore, che nel suo insondabile progetto di salvezza vede la morte di Gesù come l’inevitabile epilogo della sua vicenda umana: 

Pilato, che vorrebbe salvarlo, ma ai cui tentativi è lo stesso Gesù a sottrarsi;

Giuda, che lo tradisce, ma che si sente “usato” da Gesù che vuole a tutti i costi che si realizzino in lui le profezie della Scrittura; 


Pietro, che lo rinnega tre volte, pur avendogli giurato eterna fedeltà;

la folla, che grida inflessibile “crocifiggilo”, pur avendo tante volte beneficiato della sua benevolenza.

E in queste pieghe scure si annidano tutti i risvolti più drammatici della narrazione evangelica, ma anche della nostra storia, la storia di tutti i tempi, con il suo susseguirsi interminabile di sopraffazioni, violenze e tradimenti.

È lo stesso Ted Neeley di 49 anni fa a indossare gli abiti di Gesù. Sebbene sia alla soglia dei suoi 80 anni, non ha perso per niente la grinta e la vitalità dei suoi anni giovanili, oltre alla sua possente e vibrante vocalità. 


Le standing ovation, che gli vengono tributate nelle sue continue esibizioni, in giro per l’Italia e per il mondo, non si contano, tale è l’entusiasmo che trasmette ai suoi innumerevoli fan.

Ma tutta la compagnia teatrale è davvero brillante nella sua performance: molto espressiva l’interpretazione dei vari personaggi, di volta in volta drammatica, ironica o comica; possenti e altamente professionali le doti canore dei diversi protagonisti; agili e scattanti i ballerini che padroneggiano con grande scioltezza e abilità la scena.

Tutti trasmettono energia forza sentimento passione.


Ho avuto il dono di assistere allo spettacolo andato in scena nel pomeriggio della domenica delle Palme.

Dopo avere partecipato la mattina alla celebrazione eucaristica e avere ascoltato il racconto della Passione di Gesù secondo il Vangelo di Luca, rivivere la narrazione evangelica dentro questo mare travolgente di suggestioni e di emozioni è stata per me una forte esperienza di fede indimenticabile, che mi ha profondamente toccato e commosso.

La fede, infatti, non è soltanto assenso della ragione ai contenuti dogmatici del Simbolo apostolico, né adesione della volontà all’annuncio della passione e della resurrezione di Gesù, ma è soprattutto partecipazione profonda di tutta la persona al mistero dell'amore senza limiti di Dio che si manifesta nel suo Figlio Gesù.

È comunione intima con il suo dolore, con il suo smarrimento; è rivivere il vangelo mescolandosi tra i suoi protagonisti, immedesimandosi nelle loro storie di fedeltà e di tradimento, di amore e di paura, di sequela e di fuga; mettersi in cammino insieme a loro per scrivere pagine nuove della nostra vita, pagine di verità, di pentimento, di conversione, di gioia.


È questo uno dei meriti del musical Jesus Christ Superstar: coinvolgere tutto l'essere, ragione sentimento volontà comportamento, e fargli rivivere il mistero della morte di Gesù "dal vivo", "in prima persona", non "per sentito dire".

E non importa se il Gesù che muore in croce non risorge sul palco. La sua croce è luminosa, campeggia sullo sfondo, rimanda oltre la morte, apre il cuore alla speranza.

La sua morte non è la fine di tutto. Un grande mistero è contenuto in questa storia unica e irripetibile. 

Un mistero che ci lascia pensosi, con lo sguardo fisso su Gesù, come i protagonisti/attori che lasciano la scena portandosi dentro una grande nostalgia di lui, che continua a vivere nei loro cuori e a infiammarli con il suo messaggio rivoluzionario.


Vari sono gli elementi di novità che hanno modificato il musical rispetto all'edizione cinematografica. Tra essi il collegamento con la tragedia ucraina che si sta consumando sotto i nostri occhi. 

Immagini di guerra e di martiri della violenza vengono proiettate alle spalle di Gesù flagellato. A ognuno dei 39 colpi sferrati sulle sue spalle corrisponde la straziante documentazione dei tanti massacri di cui è disseminata la storia recente dell'umanità, fino a quella dei nostri giorni.

Molto toccante il finale del musical: l'affiancarsi di due voci soprano, una ucraina e l'altra russa, avvolte nelle rispettive bandiere, che interpretano il ruolo della Maddalena, nel canto struggente Cloud we start again, please? (Potremmo ricominciare da capo, per favore?) per lanciare un messaggio di pace, tra i tanti che vengono da più parti lanciati, e che rimangono purtroppo inascoltati.




Commenti

  1. grazie Aurora, con le tue parole hai fatto rivivere l'emozione che ho provato tanti anni fa alla proiezione del film.Immagino che vederlo dal vivo sia stata un'esperienza molto coinvolgente

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  2. L'abbiamo visto qualche anno fa al l'auditorium della Conciliazione (assieme a mia moglie e mio figlio). È uno spettacolo senza età e senza tempo. È una forma sempre attuale di "nuova" evangelizzazione. Scava nel profondo del nostro cuore e graffia la nostra coscienza , spesso assopita e intossicata da mille messaggi contraddittori.
    A proposito della guerra ( quella oggi più famosa) in corso tra Russia ed Ucraina non condivido l'idea di cercare la pace armando( o finanziando l'acquisto di armi) la mano di uno dei contendenti (Ucraina). Piuttosto, bisogna disarmare la mano del contendente aggressore più fornito di armi di ogni genere (Russia). In che modo? È questo il punto su cui riflettere. Auguri scomodi di Buona Pasqua a tutti. ( citando Don Tonino Bello)

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  3. È uno spettacolo davvero maestoso!
    Un adattamento, se pure fedele in lingua italiana rovinerebbe il capolavor, ma sarebbe utile creare un sistema di sottotitoli; il messaggio arriva, ma se si potessero comprendere anche le parole sarebbe il top.
    Per quanto riguarda il succedersi di eventi fatalmente inarrestabili, non so se l’interpretazione del regista abbia calcato un po’ troppo la mano.
    Era necessario che tutto si compisse secondo le sacre scritture, però è deprimente sapere già in partenza che nessun intervento, nessuna preghiera, nulla può cambiare il corso degli eventi.
    Alida❤️

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  4. Da sempre un'opera intramontabile, coinvolgente e soprattutto maestosa nella piena umanità di nostro Signore. Hai descritto perfettamente l'esclusività di quest'opera. È un vero piacere leggere i tuoi articoli.

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  5. Grazie Aurora per saper leggere i vari linguaggi e condurci al significato più profondo...musica, teatro, cinema. Arte, ....tutto ci conduce a vedere il mondo più bello ....

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