Amazzonia



Amazzonia è il titolo della mostra di Salgado, fotografo di origini brasiliane, allestita al MAXXI di Roma e prolungata dal 13 febbraio al 25 aprile 2022, per il grande successo riscosso e il continuo flusso di visitatori.

Per comprendere più a fondo la sua opera, consiglio la lettura del post “Sebastião Salgado” del 31/07/21 (dal menu in alto a sinistra, voce Archivia) dove illustro, anche se brevemente, molti dei suoi reportage di denuncia che hanno svelato tragedie umanitarie feroci e immani. 

La foresta amazzonica, oscura, impenetrabile, crocevia di pericoli di ogni genere, per chi non ne conosce il territorio, si estende su 6 milioni di chilometri quadrati e occupa un terzo del continente sudamericano.

Salgado riesce a scandagliarla in ogni suo dettaglio con i suoi scatti fotografici, più di 200, dai quali emerge un grido doloroso e incontenibile: proteggiamola prima che scompaia!

Il progressivo processo di deforestazione dell’Amazzonia, soprattutto a partire dal 1970, incide in misura determinante sul cambiamento climatico e sul futuro del pianeta.

Delimitazione dell'Amazzonia: in rosso le zone disboscate
 
Lo sfruttamento della Terra è un boomerang che si ritorce non solo contro la biosfera ma contro l’uomo stesso e la sua sussistenza.

Quello che è unanimemente definito il polmone verde della terra, che custodisce il maggior numero delle specie botaniche del mondo, viene continuamente saccheggiato, depredato, distrutto palmo a palmo, senza ritegno e senza scrupoli, da scandalosi interessi economici e politici, alimentati dall’ingordigia insaziabile delle multinazionali.

Trasmettere a un pubblico sempre più esteso l’idea della bellezza e della preziosità di questa terra, un autentico paradiso terrestre, potrebbe forse salvarla dal suo totale annientamento.


È questo il sogno di Sebastião Salgado e di Lelia, la moglie, curatrice della mostra e da sempre appassionatamente a fianco e a sostegno del fotografo. Un sogno che scaturisce dai 7 anni passati nello studio e nella contemplazione di questo Paese, e nella frequentazione dei suoi diversi gruppi etnici, alla scoperta dei segreti reconditi di maestosità e di bellezza che racchiude ogni fibra del suo essere.


Troppi "bulldozer" sono sempre pronti ad assaltare e radere al suolo le terre di altri popoli, popoli che non chiedono nulla, tranne che vivere la loro vita indisturbati, nella libertà, e proteggere la loro cultura e le loro tradizioni.

Allevamenti di bestiame e piantagioni di soia hanno preso il posto di larghe estensioni di foresta, saccheggiate e depredate.

La storia purtroppo si ripete! Anche questa è una storia di passione e di dolore, che ha radici lontane: la “scoperta” dell’America, la colonizzazione da parte del Portogallo, lo sterminio di interi gruppi etnici. 

Gli indigeni, da cinque milioni delle origini, sono ridotti oggi a 370.000, suddivisi in 188 gruppi con 150 lingue.


La loro è un’altra storia di guerra, una guerra cieca, un vero e proprio genocidio che attraversa i secoli, fino ai nostri giorni. Una lunga catena di violenze, di decimazione di popoli e culture, nel silenzio generale dei potenti della terra. 

Le uniche voci che si levano contro ogni brutalità sono quelle dei movimenti ecologisti, dei giovani, dei missionari, di alcuni uomini di cultura e dello spettacolo. Ma non sono per nulla ascoltate da chi ha il potere di decidere, o vengono stigmatizzate con sufficienza, con commiserazione, con sospetto...

La mostra si snoda lungo molteplici percorsi che scrutano il territorio amazzonico svelandone la bellezza e il mistero che in esso è racchiuso.

Salgado sorvola dall’alto questa terra incantevole, la prima delle sette nuove meraviglie del mondo naturale, e dopo avere racchiuso in una sbalorditiva visione d’insieme la panoramica della foresta, punta il suo obiettivo su ogni particolare che racchiude le dimensioni dell’infinito.


Qualunque aggettivo è inadeguato e insufficiente a descrivere questo straordinario spettacolo della natura!

I suoi fiumi che a migliaia attraversano la foresta, dal Rio delle Amazzoni con i suoi 1.100 affluenti, al Rio Negro, il fiume di acqua nera più esteso del pianeta; 

le sue alte montagne ricoperte da folti boschi, e gli inselberg, rilievi isolati a forma di cupola, che si ergono in mezzo alla foresta; 

le cascate che precipitano a strapiombo lungo le pareti dei rilievi montuosi e dei vasti altopiani; 

le nubi dense che ricoprono il cieli e preannunciano le piogge; 


le isole fluviali che popolano le acque del Rio Negro (se ne contano circa 400) ricche di vegetazione tropicale; 

i “fiumi volanti” generati dalla concentrazione di vapore acqueo che la foresta rilascia nell’atmosfera e che è trasportato in forma di precipitazioni a migliaia di chilometri di distanza; 

le piogge intense che ora rabbuiano l’orizzonte, ora lo velano di bianco; che assumono a volte le sembianze di un fungo atomico e che concedono alle montagne i tratti dei vulcani; 


che regalano improvvisamente lo spettacolo di suggestivi arcobaleni.


Rapita dalla straordinaria bellezza delle immagini in bianco e nero realizzate da Salgado, immagino il suo stupore davanti ai colori smaglianti della natura che si svelano e si esibiscono davanti ai suoi occhi, in una danza seducente e avvolgente.


La mostra non è solo esposizione di immagini incantevoli, ma è immersione totale nella foresta amazzonica e nella sua atmosfera magica, attraverso la “colonna sonora” che l’accompagna, composta dai suoni che emanano gli esseri “viventi” che la popolano: il fruscio della vegetazione rigogliosa scossa dal vento; il mormorio delle acque che scorrono lungo i fiumi o che scendono a picco dalle cascate; il canto degli uccelli che solcano il cielo o che contemplano la natura appollaiati su un ramo; i versi degli animali che all’improvviso sbucano tra gli alberi.


E, immersi in questo brusio naturalistico, i volti degli indigeni, uomini donne bambini ritratti in posa, agghindati a festa, con i corpi dipinti per l’occasione, con i loro “monili” che tradiscono l’appartenenza alle loro tribù, con i loro copricapo di piume, felici di essere immortalati dagli scatti di Salgado insieme alle bellezze mozzafiato del loro invidiabile cosmo.


Uscendo fuori dal MAXXI, non rimangono al visitatore solo idee, concetti, informazioni nuove assimilate. Ci si sente piuttosto pervasi da sensazioni inattese, catapultati nel cuore di una insolita compagnia, partecipi di una nuova realtà viva, di cui si è fatta l’esperienza, di cui si sono conosciuti volti, linguaggi, stili di vita, valori.
                           

Rimane dunque un segno, un solco scavato nella nostra sensibilità, come si auguravano Sebastião e Lelia Salgado, che della scoperta dell’Amazzonia non hanno fatto soltanto una esposizione fotografica ma il pungolo costante su cui hanno costruito il loro progetto di vita.

Sebastião e Lelia Salgado

Dagli anni 90 infatti sono impegnati fattivamente per il ripristino di parte della foresta atlantica del Brasile, trasformando questo territorio in riserva naturale, che accoglie molte varietà di specie vegetali e animali.

Stanno anche recuperando e proteggendo le riserve d’acqua del Rio Doce e a oggi sono migliaia le sorgenti ripristinate.

Progetti che parlano da soli e che coinvolgono sempre più persone in percorsi di educazione ambientale, dimostrando con i fatti che, se si vuole, il corso della storia può cambiare.

Commenti

  1. Bellissime immagini.... Penso che continueremo senza fermarci... Ancora non è contenta la belva umana.... Grazie Aurora speriamo che ci sia una nuova Aurora per tutti Luana

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  2. Mi sento infinitamente piccolo ed inadeguato davanti ai problemi del creato. Manca in tanti di noi una cultura "ecologica". Il documento di papa Francesco, " Laudato sì " è sconvolgente per la miriade di inadempienze della creatura umana nei confronti del pianeta Terra. L'equilibrio della " creazione" è continuamente minato dai nostri comportamenti. E solo grazie ad una specie di autodifesa e di auto riparazione che si continua a perpetuare la vita sulla Terra. Speriamo sempre nel buon Dio che ha previsto tanti malfunzionamenti ed attentati contro la sua "creatura".

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