Vite a rischio

 


Il 2022 è da pochi giorni iniziato e i fatti di cronaca che cominciano a susseguirsi non sono certo rosei e sereni come ci auguravamo brindando all’anno nuovo. 

Sono tante infatti le “brutte notizie” che vengono ogni giorno annunciate e che ci preoccupano, in particolare quelle di violenza che più deturpano il volto della nostra società.

La Polizia criminale ha appena diramato, sul sito del Ministero dell’Interno, i dati sugli omicidi volontari e la violenza di genere del 2021 e dei primi giorni del nuovo anno, che ci documentano purtroppo un fenomeno in continua crescita (cf. il sito www.interno.gov.it).


In soli 10 giorni, nel 2022, si sono consumati già 5 omicidi volontari in ambito familiare affettivo, con 2 vittime donne. 

E non conosciamo ancora i retroscena della misteriosa morte di Liliana Resinovich il cui cadavere è stato rinvenuto chiuso in due grandi sacchi neri con la testa avvolta in due sacchetti trasparenti. Molto improbabile che si tratti di un suicidio, come qualcuno ha sospettato.

I dati del 2021 sono altrettanto preoccupanti. 

E’ vero che, nell’arco temporale 2019/2020, gli omicidi avvenuti in ambito familiare affettivo, nella loro totalità, sono in leggera diminuzione: si passa infatti dai 153 casi del 2019, ai 147 del 2020, ai 146 del 2021

Tuttavia la percentuale dei femminicidi cresce in modo preoccupante di più unità, passando dai 94 del 2019, ai 101 del 2020, ai 102 del 2021.

Considerando i dati dell’anno appena concluso, sono dunque più di due terzi le donne uccise, rispetto alla totalità degli omicidi commessi: 102 su 147. I rimanenti 45 casi si presume che si riferiscano ad altri soggetti del nucleo familiare.

I dati riportati parlano da soli. Non hanno bisogno di molti commenti. 

Chi vorrebbe sminuire la gravità del fenomeno e vorrebbe che si parlasse genericamente sempre e soltanto di omicidio, assimilando ogni caso in un insieme indistinto, forse non si è mai confrontato con l’evidenza che questi dati rivelano drammaticamente.  

Abbiamo tutti la memoria corta, e le notizie che si susseguono giorno dopo giorno spesso vengono accantonate e dimenticate, specie quelle che disturbano la nostra quiete.

Ma guardare l’andamento del fenomeno, attingendo alle fonti che ci documentano la sua evoluzione, può farci comprendere meglio la sua entità e gravità, e può farci riflettere più coerentemente sulle cause che potrebbero determinarlo.

Tra esse possiamo certamente considerare una cultura maschilista che stenta a scomparire nel nostro Paese e che l’emancipazione della donna degli ultimi decenni ha addirittura maggiormente acuito.


Oggi le donne non sono più quelle di una volta, quelle che si cucivano la bocca per non parlare, perché una sola parola poteva scatenare l’inferno; quelle che erano costrette ad essere picchiate per ogni “infrazione” agli ordini assoluti impartiti, nascondendo tra le pareti domestiche la rabbia e la vergogna; quelle che dovevano subire per anni imposizioni e violenze, per non creare scandali in una società che sapeva solo giudicare spietatamente ed emarginare; quelle che non godevano di indipendenza economica  e non potevano permettersi di fuggire, mettendo a repentaglio la vita e il futuro dei figli.

Oggi non è più così. La donna è cambiata. La società è cambiata. La coscienza civile del nostro popolo è cresciuta. La violenza può essere denunciata. Ci si può ricostruire una vita. Ma è proprio questo che spesso non viene accettato. 

Non si accetta l’autonomia della donna, la possibilità che sia lei a scegliere, a pensare, a parlare, a decidere della sua vita. La si considera un oggetto da possedere, una proprietà privata su cui far valere le proprie rivendicazioni a tutti i costi, un essere debole che si può umiliare e piegare alle volontà altrui, anche le più inaccettabili e irrazionali.  


Perché non sono solo le statistiche sulle morti l’oggetto del problema. Ma tutte le violenze , fisiche, verbali, psichiche di cui è tessuta la vita quotidiana di molte donne e che uccidono lentamente la loro esistenza, anche quando non è un’arma a intervenire. 

Le donne stesse non riescono molte volte a decifrare la gravità delle situazioni che vivono. Spesso sono troppo ingenue, innamorate a tutti i costi, illuse, cieche, “crocerossine” pronte a immolarsi per salvare dei soggetti affetti da gravi patologie.

Rifiutano di credere all’evidenza, mascherano con il trucco i lividi delle violenze subite, capiscono di essere in ostaggio quando ormai tempo per salvarsi non ce n’è più, perché il loro corpo è già stato spinto in un angolo e strade aperte per fuggire non ce ne sono più.

E sono capaci persino di  presentarsi all’ultimo appuntamento, anche quando sanno che si troveranno davanti a un vicolo cieco, all’ultimo faccia a faccia col loro aguzzino.


Per fortuna sono tante le strutture e le leggi che sostengono oggi la donna e difendono i suoi diritti. Eppure c’è ancora tanta strada da fare. Soprattutto dal punto di vista culturale, per creare una maggiore consapevolezza dell’uguale dignità di ogni persona, del valore della libertà, del rispetto reciproco, della complementarità e della reciprocità tra i due sessi.

E’ una strada lunga, forse la più difficile da percorrere, perché chiama in causa tutti, uomini e donne, e interessa non soltanto gli aspetti esteriori e strutturali della società, ma il modo di pensare, di amare, di coltivare i sentimenti, di intessere le relazioni, di costruire una gerarchia di valori.

E tutto questo non si improvvisa, né cresce spontaneamente. Richiede piuttosto percorsi educativi e formativi solidi, da proporre alle giovani generazioni, coinvolgendo tutte le agenzie educative, a partire dalla scuola, dalla famiglia, dai mezzi di comunicazione.

Ma esige anche l’intervento della politica, una politica sana, dai grandi ideali, che sappia guardare lontano, e che abbia a cuore non gli interessi personali ma il bene della collettività.

Commenti

  1. L’immagine delle scarpe rosse che hai scelto è potente ed evocativa.Mi ricorda la violenza, il sopruso ma anche la rabbia e la voglia di riscossa.
    Tra le tante violenze con cui si è aperto il 2022 non dobbiamo dimenticare quella avvenuta durante i festeggiamenti per l’arrivo del nuovo anno in centro a Milano. Nove giovani donne sono state isolate, accerchiate, palpeggiate, offese ....da gruppi di giovani a volte giovanissimi ragazzi.La loro capacità di reagire a questo vigliacco sopruso deve essere di sprone alle forze dell’ordine per trovare i colpevoli , e ci deve invitare ad essere tutti vigili e attenti a quello che avviene intorno a noi.

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  2. Il primo lavoro di rieducazione va’ fatto sulle donne, le quali spesso sono portate a scegliere uomini prepotenti e violenti, ricalcando inconsciamente modelli che hanno già vissuto e che sono loro familiari.

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  3. Grazie per queste riflessioni. Non si può più restare in silenzio, tacere, far finta di nulla. Bisogna prendere coscienza e agire.

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  4. Grazie per queste riflessioni. Non si può più restare in silenzio, tacere, far finta di nulla. Bisogna prendere coscienza e agire.
    Grazia Le Mura

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  5. Il problema è innanzitutto maschile, di identità maschile cattiva dalla quale ci dobbiamo liberare. Sono i maschi i primi ad essere chiamati in causa. I maschi devono essere educati, fin da bambini, ad una diversa identità, estirpando ogni minima traccia di maschilismo tossico.
    Fulvio De Giorgi

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    1. Salve, concordo pienamente con Lei e, ad integrazione di quanto considerato ieri, anch’io ritengo opportuno formare le donne anche come future madri, affinché siano messe in grado di educare i loro figli maschi all’insegna del rispetto, della stima e dell’amore autentico verso il genere femminile.

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  6. Quanta strada è stata fatta per raggiungere tappe di autonoma e libertà x la donna...ma ancora tanta strada ce da fare...è si è un problema di rieducazione e grande sensibilizzazione alle nuove generazioni...la donna è persona da rispettare e valor8zzare nella società...basta a quei posti della società riservati solo agli uomini...la donna ha un intelligenza, capacità manageriale, empatia e sensibilità...Aiutiamo le nuove generazioni ....a una mentalità nuiva

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