Il Signore è vicino!

 

Luca 3,10-18

In quel tempo le folle interrogavano Giovanni: «Che cosa dobbiamo fare?».
Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, 
e chi ha da mangiare faccia altrettanto». 
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: 
«Maestro, che cosa dobbiamo fare?». 
Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». 
Lo interrogavano anche alcuni soldati: 
«E noi, che cosa dobbiamo fare?». 
Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; 
accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, 
si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 
Giovanni rispose a tutti dicendo: 
«Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, 
a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. 
Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 
Tiene in mano la pala per pulire la sua aia 
e per raccogliere il frumento nel suo granaio; 
ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.


Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino! (Fil 4,4-5).

Con queste parole, tratte dalla prima lettura, si apre la liturgia della terza domenica di Avvento, chiamata per questo “Gaudete”. E’ un invito a gioire insieme per il grande evento che è ormai alle porte: il Signore tanto atteso sta per arrivare. 


Abbiamo tutti sperimentato la trepidazione, che non ci fa stare più nella pelle, per l’attesa di una persona cara che sta per raggiungerci. Immaginiamo cosa dovremmo provare se la persona cara che attendiamo e che sta per “bussare” alla nostra porta fosse Gesù stesso, che con la sua venuta ci porta la liberazione, la salvezza, la vita senza fine e la pienezza della gioia.

E’ la gioia, infatti, lo spirito che pervade tutto il tempo natalizio, una gioia che esprimiamo nei gesti semplici che accompagnano questa festività, come l’allestimento degli addobbi natalizi e in particolare del presepe, che diventa in ogni casa il punto in cui confluiscono le nostre speranze e davanti al quale esprimiamo le nostre preghiere.


Come la Lettera ai Filippesi, così anche la prima lettura, tratta dal libro del profeta Sofonia, esplicita nei dettagli il senso e il motivo di questa gioia, con espressioni che traboccano di amore e di tenerezza: "Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico ... Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia" (Sof 3,15.17). 

Il vangelo di Luca invece scava a fondo nel nostro animo per liberarci da tutto ciò che ci rende schiavi e ci allontana da questa gioia.

Protagonista è ancora Giovanni che battezza nelle acque del Giordano e pronuncia (nei tre versetti che precedono il brano di oggi) parole forti ed esigenti per risvegliare le coscienze e scuotere dal torpore le nostre esistenze mediocri.

Grida alle folle che accorrono da lui per farsi battezzare: “Da queste pietre Dio può suscitare figli di Abramo” (v. 8). Come dire: non vi sentite migliori degli altri solo perché avete Abramo per padre. 

Lo stesso vale oggi per noi. Non sentiamoci migliori degli altri solo perché praticanti, o perché cattolici apostolici romani… Convinzione, questa, molto pericolosa, che ci porta a volte addirittura a metterci al posto di Cristo, a godere del fatto che qualcuno segua noi più che Dio stesso, invece di provare imbarazzo e il bisogno irrefrenabile di indicare Cristo come unico modello da seguire. 

Giovanni non esita a dire: "Viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco" (v. 16).


Guardiamo dentro il nostro cuore e impariamo a valutare e a giudicare i nostri comportamentiQuali sono i frutti che produciamo nella nostra vita? 

Scaturiscono dalla conversione della nostra mente, del nostro cuore, delle nostre azioni o sono frutti bacati, avvelenati dal nostro egoismo, dal disprezzo per gli altri, dalla violenza, dall’indifferenza?

Nella folla si distinguono alcune persone dal comportamento più discutibile: i pubblicani, che riscuotendo le tasse rubano al popolo; e i soldati, che abusando del loro potere maltrattano le persone e praticano l'estorsione, avidi di ricchezza.

Caravaggio, La vocazione di Matteo, Particolare

Le parole di Giovanni sembrano esercitare la loro efficacia tra gli ascoltatori. Se non altro, tutti si chiedono: “Cosa dobbiamo fare?”. Una domanda che si ripete per ben tre volte.

Non sono tanto le emozioni o i buoni propositi che cambiano la nostra vita, ma un nuovo modo di agire.

Giovanni è molto chiaro e preciso nelle sue risposte che possono essere sintetizzate in poche parole, sempre incredibilmente attuali e disattese: solidarietà, condivisione, sobrietà, rispetto delle persone, non violenza, onestà, moralità.

Ecco ciò che fa la differenza tra un’attesa di routine e un’attesa gioiosa che ci rende soggetti attivi nella storia dell'Incarnazione e che ci cambia la vita. 

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