Il padre

 


A volte capita che un film ti lasci un messaggio su cui riflettere, un’idea che riaffiora continuamente nella tua memoria, come un dialogo lasciato in sospeso, che senti il bisogno di riprendere, di chiarire, di approfondire. 

Magari non sarà un capolavoro dal punto di vista cinematografico e la critica non è stata sempre molto generosa nell’accoglierlo. Ma comunque ha avuto il merito di attirare l’attenzione del pubblico su temi scomodi o dimenticati, di cui nessuno parla e su cui invece sarebbe molto importante riflettere e discutere.

Uno di questi è il film Il padre, del regista di origini turche Fatih Akin, uscito nelle sale cinematografiche nel 2014 e disponibile sulla piattaforma di Amazon, Prime video.

È la storia di un padre, Nazaret, dal nome palesemente cristiano, che si avventura in un viaggio pericoloso impossibile e inverosimile, dal deserto della Mesopotamia, a Cuba, allo stato del Dakota del Nord, in America, per ritrovare le sue due figlie gemelle sopravvissute, come lui, al genocidio degli armeni, perpetrato dall’impero ottomano in Turchia durante la prima guerra mondiale.


Nazaret, che vive serenamente con la sua famiglia del suo lavoro di fabbro, una notte viene catturato dalla polizia Turca, insieme a tutti gli uomini armeni della sua città. Inizia per lui una storia di violenze e di fatiche insopportabili, fino a quando, scampato casualmente alla morte per sgozzamento, inizia una nuova fase della sua esistenza. 

Reso muto per la ferita riportata al collo e allontanatosi dalla purezza di quella fede nella quale era cresciuto, vive fuggiasco nel terrore di essere nuovamente catturato dalla polizia turca. Incontrerà, tra molteplici insidie e pericoli, anche persone buone e sensibili che lo aiuteranno. Quando viene a sapere che le sue figlie gemelle sono in vita, si metterà in cammino alla loro ricerca.

L’obiettivo del regista è puntato sulla piccola storia di questa famiglia cristiana, nel contesto raccapricciante della grande storia che è lo sterminio degli armeni.

Della piccola storia sono tratteggiati sentimenti e valori che caratterizzano i suoi protagonisti: amore, tenerezza, generosità, sacrificio, fede, tenacia contro ogni ostacolo.


Della grande storia emerge la brutalità del rastrellamento degli armeni, dei lavori forzati a cui sono sottoposti, delle violenze da essi subite, della loro impietosa decimazione.

Gli Armeni, di religione cristiana, abitavano da secoli nella zona orientale della Turchia. A partire dalla fine del XIX secolo, contemporaneamente all’inizio della crisi dell’impero ottomano, inizia la loro persecuzione, che raggiunge il suo apice con il genocidio che si consuma tra il 1915 e il 1916.

Quello armeno è il primo genocidio del XX secolo, prototipo dei genocidi successivi. La commissione dell’Onu per i diritti umani ha riconosciuto ufficialmente lo sterminio di 1 milione e mezzo di armeni, due terzi dell’intera popolazione.

Nessuno ne parla oggi e, cosa più scandalosa, chi dovrebbe riconoscerne la verità storica ha lo spudorato coraggio di negarla.

Recentemente il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, rompendo il lungo silenzio sull’argomento, ha dichiarato di riconoscere il genocidio degli armeni, suscitando le ire di Erdogan.


Stimolata anche dal film di Akin, mi sono un poco addentrata nella ricerca delle cause e delle motivazioni storiche e politiche che hanno determinato l’evento, ma, come sempre mi accade in situazioni analoghe, sono giunta alla conclusione che qualunque spiegazione storica sia irrilevante di fronte alle drammatiche conseguenze che ne scaturiscono.

Il male più efferato, più gigantesco, più mostruoso, è spesso basato sul nulla. È violenza gratuita, fine a se stessa, prodotta da persone squallide, meschine, abiette, che sfoderano la loro forza con i più deboli e gli inermi, e che non sono in grado di sostenere il loro operato con nessuna argomentazione razionale e plausibile. 

Incarnano quello che la scrittrice di origini ebraiche Hannah Arendt definisce la banalità del male, "tanto più terribile, perché i suoi servitori più o meno consapevoli non sono che piccoli, grigi burocrati. Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, né demoniaco né mostruoso".

E questo è il male più insidioso e angosciante: quello che non puoi riconoscere, da cui non ti puoi difendere, perché si nasconde là dove meno te l'aspetti, là dove non lo cercheresti mai!

Commenti

  1. PARTE PRIMA
    Il genocidio praticato da popoli che hanno maturato una sorta di "civiltà" moderna lascia invero senza parole... e stimola vieppiù interrogativi tremendi sulla "bestialità" dell'essere umano. La storia è piena colma di piccoli e grandi genocidî. Insisto sul significato intrinseco del termine “genocidio" che si fonda sul concetto di eliminazione totale di una categoria di persone con lo scopo di cancellarne la storia, le abitudini, la religione, i convincimenti socio politici e talvolta per liberarne i territori che, nelle intenzioni dei persecutori, andrebbero poi ad aggiungersi al territorio della loro Nazione. Tra quelli più noti e dolorosi, non ancora fagocitati dall'oblio, ricorderei, insieme a quello degli Armeni, tuttora spudoratamente negato dai Turchi, ideato per motivi di religione e territorio, quello davvero ingiustificabile dei Vandei, eseguito da Cattolici armati nel tentativo (fallito) di imporre la pratica cristiana di Roma, quello americano dei cosiddetti Indiani d'America che puntava all'eliminazione concreta di un nemico agguerrito e insidioso... i cosiddetti Pellerossa, coraggiosamente restii ad essere relegati nelle riserve alla stregua di animali da Circo. Tra i genocidi di tutti i tempi quello più misterioso e ignobile riguarda senza alcun dubbio quello del popolo Ebreo, sottoposto a persecuzioni millenarie, senza una vera giustificazione. L'ultimo tentativo, quello tedesco ed in parte anche russo, di cancellare dalla faccia della Terra quel laborioso popolo, dopo circa un secolo non è ancora stato chiarito del tutto. Perché accanirsi sull'esistenza di un popolo privo di territorio, da sempre ramingo, ovunque condannato all'emarginazione dei Ghetti ?... Si è voluto persino far passare per buona una teoria abbastanza surreale che attribuisce alla Chiesa Cattolica la responsabilità delle bimillenarie persecuzioni degli Ebrei e persino del genocidio ultimo di matrice Hitleriana. In altre parole, la coscienza umana sarebbe stata predisposta all'odio razziale verso gli Ebrei dalla Chiesa Cattolica che, con suggestiva sagacia, li ha definiti nelle Scritture Liturgiche "perfido Giudeo” additandoli come responsabili del martirio e dell'uccisione di Nostro Signore Gesù Cristo. Credo tuttavia che il martellante ricordo che si fa del genocidio degli Ebrei, per fini strettamente politici a quanto si osserva, non giovi a cancellare il malinteso sentire avverso a questo popolo, ancora radicato in molti strati della popolazione mondiale, soprattutto nei Paesi Mediorientali che sostengono la Palestina nella sua lotta pluridecennale contro Israele. Non va comunque sottaciuto il grave danno compiuto dagli lnglesi nel 1948, allorché insediarono di forza in Palestina il costituendo Stato Ebraico, apparentemente per soddisfare la loro aspirazione millenaria alla Terra Promessa. Tra l’altro gli Ebrei sono anche portatori di un’altra surreale ed irrealizzabile ispirazione: quella dell’avvento del Messia. Strano che gli Inglesi non si siano contemporaneamente occupati di imporre agli Ebrei anche un Messia. Possiamo quindi affermare, senza tema di essere smentiti che il terrorismo islamico, ormai divenuto un pericolo mondiale, nasce e prende forza proprio in quegli anni in Palestina e che la responsabilità di tutto ciò non può che essere attribuita agli Inglesi, la cui vocazione è sempre stata quella di dominare il Mondo, molto di più dei Tedeschi e dei Francesi.

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  2. PARTE SECONDA
    E’ risaputo che la responsabilità della Seconda Guerra Mondiale è di Churchill, che la responsabilità della guerra contro l’IRAQ è dei servizi segreti inglesi, che gli Inglesi sono sempre stati i perfidi suggeritori degli USA e gli astuti manipolatori della diplomazia mondiale. Essi, non solo non aderirono all’adozione dell’Euro, ma viste avverarsi le nere previsioni circa la perdita della sovranità degli Stati europei, preferirono affrontarono le conseguenze della BREXIT, piuttosto che assoggettarsi al folle potere dei Nani Europei. Era più logico che il "risarcimento" morale e storico in favore degli Ebrei fosse stato caricato sulle spalle dei responsabili del loro genocidio, cioè ai Tedeschi, piuttosto che agli estranei e inconsapevoli Palestinesi, insediando i loro coloni negli stessi luoghi ove era avvenuto il loro genocidio. La “generosità” pelosa degli Inglesi di consegnare agli Ebrei "La Terra Promessa" probabilmente è stata un paravento per "cacciare" frettolosamente dall'Europa quel popolo scomodo per l'intero pianeta in ordine alle prerogative sempre manifestate circa il potere finanziario smisurato che avevano dimostrato di saper realizzare. Ci sono tanti altri genocidi di cui parlare, da aggiungere alla storia del mondo, alcuni sono tuttora in atto. Penso a quello cinese degli Uiguri, minoranza islamica di etnia turcofona. Ma non dimentichiamo quello delle stragi, delle fucilazioni, della confisca dei beni e della cacciata dalle loro case e dai loro territori perpetrato da Josef Tito, grande amico di Pertini, contro gli Italiani dell’Istria e quello delle foibe contro gli Italiani in Croazia.

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