Radici, di Josef Koudelka

 


Appena aperti i musei a Roma, ci siamo regalate con la mia amica Sandra una visita a una mostra, allestita presso l’Ara Pacis, indimenticabile e unica: “Radici, Evidenza della storia, enigma della bellezza” dedicata al grande fotografo Josef Koudelka. 


La mostra espone oltre cento grandi fotografie in bianco e nero scattate da Koudelka con la sua macchina panoramica, nell’arco di ventotto anni, alla ricerca delle radici della nostra storia, toccando più di 200 importanti siti archeologici del Mediterraneo, in venti paesi diversi, attraversando Siria, Grecia, Turchia, Libano, Cipro (Nord e Sud), Israele, Giordania, Egitto, Libia, Tunisia, Algeria, Marocco, Portogallo, Spagna, Francia, Albania, Croazia, Italia. 

 


Koudelka (1938), di origine Ceca, ha vissuto la sua vita da nomade, per avere immortalato con la sua macchina fotografica nel 1968 l’invasione sovietica della Cecoslovacchia che ha messo fine alla primavera di Praga. Pur avendo pubblicato anonimamente le sue foto, è costretto due anni dopo a lasciare la Cecoslovacchia. Si rifugia in Gran Bretagna dove vive da esule per 17 anni, per poi trasferirsi in Francia e rientrare in patria solo nel 1991.




Koudelka ha realizzato le foto della mostra ritornando più volte in ogni sito per ottenere quello che riteneva fosse lo scatto definitivo di ogni soggetto immortalato, sempre insoddisfatto degli scatti precedenti, alla ricerca continua di un risultato migliore, perfetto. 



Il video proiettato in una delle sale della mostra ritrae Koudelka in alcuni di questi momenti magici in cui riesce a captare l’attimo ideale per lo scatto a lungo atteso. Le sue attese durano ore, persino giornate intere, in un dialogo insolito con la luce del sole e il soggetto da ritrarre, fatto di sguardi, di scomode e impensabili postazioni, alla ricerca dell’angolatura e dell’illuminazione giusta, per scattare finalmente quel clic definitivo che resterà nella storia. 




Non saprei se definirlo un appassionato di fotografia o di archeologia. Infatti mi colpisce molto il fatto che abbia dedicato così tanti anni della sua vita alla realizzazione di questo capolavoro che è la mostra Radici, rispetto a quanti ne abbia impiegato per altri progetti, come la vita dei Gitani. 


Non si tratta di una semplice documentazione delle antiche rovine. Numerose sono le pubblicazioni che si prefiggono questo scopo. L’opera di Koudelka è piuttosto il risultato di una meditazione profonda, direi di una contemplazione unica sulla bellezza dell’antichità, trasformata dal tempo e dagli interventi dell’uomo. 



Una bellezza che affascina e nutre, arricchendo lo spirito e la mente. Una bellezza che l’artista sa cogliere anche in un cumulo di macerie, inquadrate dentro una prospettiva che ne svela l’anima nascosta, la stessa anima da cui ha origine la nostra civiltà e la nostra storia. 




C’è qualcosa di eterno in queste radici, ma anche di molto fragile e precario. Un monito per questa nostra civiltà che ancora oggi manifesta la sua forza e consistenza ma anche i segni di tutta la sua debolezza e instabilità.

Nelle stesse parole dell’artista, la chiave di lettura e di interpretazione delle sue opere: “Le rovine non sono il passato, sono il futuro che ci invita all’attenzione e a godere del presente”.

Commenti

  1. Finalmente i musei hanno riaperto!
    E' stata una festa visitare la mostra "Radici" .Una festa per il luogo, il piano inferiore del museo dell'Ara Pacis ,immerso nel silenzio e nella penombra; per l'organizzazione impeccabile : termoscanner e gel disinfettante all'ingresso , percorso con distanziamento ben segnalato, pubblico educato e contingentato. Ma soprattutto una festa per le bellissime fotografie in bianco e nero di siti archeologici sparsi nel mediterraneo che ci vengono incontro e ci ricordano le nostre radici da riscoprire. Da alcune fotografie di rovine diroccate dalle quali spuntavano o uno arbusto scheletrico o un albero secolare trapelava l'armonia tra l'opera dell'uomo e la natura. Passeggiare in questo spazio " magico" circondata da immagini di pura bellezza mi ha lasciata una sensazione di serenità e pace che da tanto tempo non provavo, e anche di speranza per il futuro.

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  2. Si ... Certo... La professionalità, la poesia, il tormento, la storia, la lezione...
    Tutto torna alle origini ... Tutto si proieta nel futuro.
    Ma una vita così tormentata, da dissidente e da esule, costretto a fuggire dalla sua terra, privato degli affetti più elementari, invecchiato prima del tempo, con i singhiozzi strozzati in gola e le lacrime diseccate sulle ciglia .. nessuna fotografia sarà in grado di raccontarla.

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  3. Mi documenterò anche sulle foto archeologiche.
    Ho conosciuto e ammirato questo grande uomo per la testimonianza fotografica, di grande valore storico, sulla fine della Primavera di Praga, agosto 1968, quando si precipitò in strada mentre le forze militari del Patto di Varsavia entravano a Praga per soffocare il riformismo ceco, realizzando fotografie che richiedevano un eccezionale coraggio.

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  4. Grazie dei vostri preziosi commenti! E molto arricchente la visita a una mostra quando si conoscono i tratti salienti della personalità e della vita del suo autore. Ma è ancora più arricchente poter condividere dettagli e sfumature che ciascuno, con la propria sensibilità, riesce a cogliere. Solo persone come voi, allenate a decifrare o a “praticare” il linguaggio artistico, possono farlo. E questa è una grande opportunità per me e per tutti i lettori del blog. Grazie!

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  5. Grazie dei vostri preziosi commenti! E molto arricchente la visita a una mostra quando si conoscono i tratti salienti della personalità e della vita del suo autore. Ma è ancora più arricchente poter condividere dettagli e sfumature che ciascuno, con la propria sensibilità, riesce a cogliere. Solo persone come voi, allenate a decifrare o a “praticare” il linguaggio artistico, possono farlo. E questa è una grande opportunità per me e per tutti i lettori del blog. Grazie!

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