Del senno di poi ...

 Tra i miei ricordi quotidiani c’è spesso quello di mia madre. 

Pur essendo passati quasi 9 anni dalla sua morte, ancora oggi provo a volte l’istinto di telefonarle, di pensare di chiederle un consiglio, un’informazione, un aiuto... 

“Come stai? Sono fiorite le tue piante sul balcone? Quali vaccini ho fatto da piccola? Ho avuto la varicella? Mi ricordi la ricetta dell’involucro dei cannoli?...”

Com’è vero che i legami più forti non si cancellano mai, neppure con la morte. 

Dopo pochi secondi, prendendo pienamente coscienza di non averla più fisicamente disponibile, continuo però a pensarla e a rivolgermi a lei con pensieri, parole ed emozioni diverse.

E spesso rivolgo a lei una preghiera, chiedendole di starmi vicino e di aiutarmi.

Lei non si è sentita sempre capita e ascoltata da me, specie quando, fatta una scelta importante e allora pensavo definitiva per me, mi metteva in guardia da un possibile errore. 

Lei non si fidava, sentiva qualcosa di poco autentico, di interessato nell’ambiente che frequentavo. 

Ma io non le credevo. La consideravo troppo diffidente, pensavo che volesse limitare la mia libertà... 

E così, come sempre accade nell’adolescenza, un po’ per ingenuità, un po' per il fascino delle novità, un po’ per il desiderio di indipendenza, mi convincevo sempre più della bontà della mia decisione. 

E, pur vedendola soffrire per questo, sono andata dritta per la mia strada.

Oggi devo darle ragione e questa consapevolezza mi fa male.

Ma mi consola il pensiero che, se potesse vedermi ora, sarebbe davvero molto fiera di me nel trovarmi finalmente libera, indipendente e felice! 

Peccato che, come scriveva il Manzoni, "del senno di poi ne son piene le fosse"!