Ci vuole più forza per ricominciare che per iniziare.
Questa è la forza che Dio ci dà.
(Papa Francesco, Twitter 21/08/19)
Quando si perde un genitore,
un compagno, un figlio, un lavoro,
una sfida decisiva,
quando si commette un errore,
quando si va in pensione
o ci si trasferisce,
c'è sempre una mattina dopo.
Un senso di vuoto, una vertigine,
un risveglio che è inevitabilmente
un nuovo inizio,
una cesura dal passato,
un "da oggi in poi".
(Mario Calabresi, La mattina dopo, Presentazione).
Capita a tanti di vivere questa esperienza. E' capitato anche a me. Ma dopo lo sgomento provocato dalla sensazione di un salto nel vuoto, è straordinaria la forza che si sprigiona dentro e che consente di riprendere in mano i brandelli della propria vita per ricominciare a progettare, a costruire, puntando lo sguardo all'orizzonte e gustando ogni giorno la bellezza e il miracolo della vita.
Grazie Aurora di questa condivisione. Sono pienamente in sintonia con queste riflessioni....Ricominciare è faticoso e molto impegnativo...ma una volta intrapresa la via per ricominciare senti tutta la forza che Dio ci dona per accarezza di nuovo la vita
RispondiEliminaConcordo
EliminaVerissimo
EliminaGrazie!
RispondiEliminaComplimenti per il contenuto e anche per la bellissima foto
RispondiEliminaUn Blog all'insegna dell'ottimismo, dunque ...
RispondiEliminaE' pur vero che l'ottimismo è come la luce di una torcia elettrica a batterie: fino a che le batterie sono cariche, si ride, si libera il coraggio di cominciare qualcosa, di prendere impegni, di incontrare persone, di fare movimento, insomma, di vivere al meglio la vita.
Poi, un bel giorno ti accorgi che le batterie si sono scaricate... cerchi di comprarne altre uguali, ma non le fabbricano più ... Allora cominciano i problemi: la noia, la pigrizia, il torpore, la debolezza dell'anima, la mancanza di coraggio, la fretta di tornare a casa se si è fuori o la difficoltà di uscire se si è in casa. Tutto diventa pesante. La memoria comincia a perdere colpi. Le membra si indeboliscono, non ci si può più abbassare a raccogliere un oggetto scivolastoci dalle mani rinsecchite. E' allora che occorre trovare un vaccino che blocchi il deterioramento fisico e psicologico e imprima una spiunta alla volontà infiacchita, per ricominciare... Ho provato!... L'unico espediente che può tenerci ancora a galla è la FEDE. Beati coloro che hanno avuto la fortuna di essere educati alla e nella FEDE, alla conoscenza del sovrannaturale... Coloro che hanno imparato a pregare... a meditare... ad edificare lo spirito con l'unicsa carica inesauribile che si è depositata nella mente, nei ricordi, ma soprattutto nelle abitudini. Si perchè la fede e la preghiera sono abitudini. Chi perde queste abitudini difficilmente, da solo, sarà capace di ritrovarle. Non smettiamo dunque mai di pregare... di confidare... di avere fede, in somma. Sono i componenti della batteria inesauribile che ci accompagnerà fino in fondo al nostro cammino.
Credo, carissima Aurora, che l'unica medicina che mantiene alto l'ottimismo è la gioia che scaturisce dal fare dono di sé. Non con gesti eclatanti, ma con l'impegno costante di interessarsi concretamente ai bisogni dei fratelli. I bisogni possono essere materiali ( tu sai quanto l'impegno missionario risponda a questa esigenza, ed è la mia esperienza), ma anche spirituali! Il servizio che tu oggi offri, è certamente molto ben accetto sia da chi ti conosce, ma anche da chi si avvicinerà ai tuoi commenti e riflessioni. Ne avrà certamente giovamento. Così come ne avrai tu giovamento, libera da costrizioni e ingabbiature che ti hanno provocato dolore. Ricominciare è il segno della resurrezione. Essa ci veste con un abito nuovo, che porta nelle sue pieghe tutti gli insegnamenti dell'abito antico, ma che è fornito di ali per andare verso l'alto. Ti voglio bene
RispondiEliminaLetizia
RispondiEliminaUN SIPARIETTO CHE POTREBBE ENTRARCI COME I CAVOLI A MERENDA...
RispondiEliminaE CHE INVECE C'ENTRA... ECCOME SE C'ENTRA !...
Le parole sono pietre (Leonardo Sciascia ne Il giorno della Civetta... idem Carlo Levi ... idem Andrea Camilleri, il quale le chiama anche pallottole).
A volte le parole colpiscono, a volte convincono, a volte fanno piangere, a volte sorridere ... Ma quando le parole inchiodano o ammutoliscono... e non suscitano emozioni, ma timore, forse rispetto, probabilmente considerazione, in qualche caso avversione, antagonismo, disprezzo, rifiuto, indifferenza ... è allora che chi le ha scritte si chiede : chi, come, dove, quando, perché ??...
Ma le risposte non arrivano... Si erge come un muro ... di silenzio ... che impedisce persino le ipotesi. Tutto continua a scorrere monotono, come il fruscio delle acque disperse di montagna, nascoste tra dirupi e macchia e spine. Panta rei !... talvolta può suonare come una condanna all'impotenza. Allora la mente si organizza, cerca, osserva, sceglie e conclude :
Nemo profeta in Patria...
Nessuno pensi di poter essere ascoltato se l'uditorio, per quanto amico, per quanto familiare, ha adottato un'altra lingua.
Con buona pace per la fede, per la speranza e per la carità.
Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.